Il gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha eseguito due decreti di sequestro preventivo finalizzato alla confisca ex art. 12 sexies della legge 356/92, emessi dal tribunale di Catanzaro – sezione G.i.p., su richiesta della procura distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di 8 soggetti appartenenti alla cosca dei Giampa’ di Lamezia Terme, per i reati loro contestati nell’ambito della pregressa operazione “Medusa” che nel giugno del 2012 ha portato alla sbarra 36 persone. I finanzieri lametini, infatti, dopo aver svolto le indagini sulle attivita’ illecite della cosca unitamente alla squadra mobile di Catanzaro ed ai carabinieri di Lamezia Terme, hanno puntato l’attenzione verso i patrimoni nella disponibilita’ degli indagati, in particolare nei confronti di Notarianni Aldo, esponente di spicco della cosca “Giampa’” e rappresentante di un gruppo costituito dai suoi numerosi fratelli, intraneo alla citata ‘ndrina, nei confronti dei quali si procede, a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsione, usura e traffico di stupefacenti. Gli accertamenti patrimoniali e reddituali delle fiamme gialle, coordinate dalla procura distrettuale del capoluogo catanzarese, hanno riguardato sia gli indagati che i rispettivi familiari, per complessive 18 persone. L’attivita’ investigativa e’ durata circa sei mesi ed e’ stata basata su accertamenti bancari, interrogazioni delle banche dati reddituali e patrimoniali, ma anche su una preziosa attivita’ info-investigativa sul territorio, mirata a disvelare il tenore di vita dei soggetti interessati dalle indagini e dei loro nuclei familiari per dimostrarne la sproporzione con i redditi leciti dichiarati, nonche’ sulla fitta rete di atti e trasferimenti di proprieta’ di terreni e fabbricati posti in essere dai “notarianni” per impedire l’accertamento della proprieta’ in capo ai medesimi dei cospicui immobili di cui disponevano. In esito ai rapporti informativi ricevuti dai finanzieri, il procuratore della repubblica di Catanzaro – dott. Antonio Vincenzo Lombardo, il proc. aggiunto – dott. Giuseppe Borrelli ed il Sost. Proc. – dott. Elio Romano, hanno richiesto ed ottenuto dal tribunale di Catanzaro – ufficio Gip -, il decreto di sequestro preventivo dei beni, a mezzo del quale sono stati cautelati i patrimoni degli imputati il cui valore e’ stimato in oltre due milioni di euro.
Le misure ablatorie hanno riguardato, nello specifico:
1. I coniugi Notarianni Aldo e Giampa’ Giuseppina, ai quali sono state sequestrate due ville (intestate a terzi soggetti) e due motocicli;
2. Notarianni Aurelio, al quale è stata sequestrata una villa (intestata a terzo soggetto) e due auto;
3. Notarianni Luigi, al quale e’ stata sequestrata una villa (intestata ad un terzo soggetto) ed un’autovettura;
4. Notarianni Antonio, al quale e’ stata sequestrata un’auto d’epoca;
5. Notarianni Rosario, al quale sono state sequestrate nr. 5 auto;
6. Notarianni Carmine Vincenzo, al quale sono state sequestrate nr. 2 ville (intestate a terzi), nr. 2 motoveicoli, 3 auto ed un ciclomotore d’epoca;
7. Notarianni Pasquale, al quale e’ stata sequestrata una villa (intestata a terzi), nr. 2 motoveicoli e nr. 3 automezzi.
Ad eccezione di Notarianni Carmine e Notarianni Pasquale, tutti i soggetti attinti da misura ablatoria patrimoniale si trovano attualmente detenuti. Sono state sequestrate, inoltre, disponibilita’ finanziarie rinvenute su conti bancari per circa 24000 euro e accertamenti sono ancora in corso per individuare eventuali altre liquidita’ di cui gli indagati risultino disporre presso gli operatori finanziari. Gli accertamenti si sono rilevati particolarmente complessi, specie quelli tesi a dare prova della riconducibilità degli immobili agli imputati, atteso che i beni erano, in alcuni casi, intestati a prestanomi dai quali, senza mirati approfondimenti bancari e determinanti escussioni di testimoni, difficilmente si sarebbe potuto risalire agli effettivi proprietari. Peraltro, in esito alle informative prodotte alla d.d.a., le fiamme gialle hanno rassegnato all’autorita’ giudiziaria anche le evidenze sulla responsabilita’ di due soggetti che si ritengono aver tenuto la condotta delittuosa della intestazione fittizia di beni, per impedirne di fatto la riconducibilita’ ad un indagato. Un dato interessante emerge dalle indagini patrimoniali: nell’ambito della cosca, gli affiliati non condividevano informazioni sui rispettivi investimenti e spese, anzi c’era evidente diffidenza tra i sodali a far conoscere le rispettive disponibilita’ accumulate e il loro impiego. Nessuna informazione utile in merito e’ stata fornita dai vari collaboratori di giustizia, seppure gli stessi siano stati piu’ volte escussi specificatamente sul punto, poiché nessuno era in grado di fornire indicazioni utili all’individuazione dei beni e delle disponibilita’ finanziarie degli altri sodali. Infatti, a differenza di altri aspetti investigativi, l’aggressione patrimoniale della cosca e’ esclusivamente frutto delle incisive investigazioni economico finanziarie e della conoscenza del territorio della guardia di finanza nonche’ dell’impegno della magistratura distrettuale mirato a sottrarre le ricchezze accumulate illecitamente da soggetti dediti a traffici delittuosi e/o esponenti della criminalita’ organizzata.