Dopo le battaglie di Eraclea ed Ascoli Satriano, il re dell’Epiro Pirro commentava quei successi parziali con disprezzo e timore. “Un’altra vittoria così e tornerò a casa da solo, senza nemmeno più un soldato” diceva, rammentando ai suoi come i romani, nonostante le sconfitte, fossero riusciti a riorganizzare un esercito forte e ricco di nuove energie. Vittoria di Pirro quindi. E quei tre senatori in più che Bersani è riuscito a racimolare tra gli ultimi conteggi di ieri hanno il sapore di una sconfitta. O, per i più ottimisti, di una vittoria a metà. Perché se è vero che alla camera il premio di maggioranza è arrivato (per una manciata di voti a dir la verità), al Senato riuscire a governare, più che un’utopia sembra essere una chimera. Chi ha vinto, quindi? Se il PD non ha di certo brindato questa notte, a sinistra gli altri stanno addirittura peggio. L’alleato Vendola raccoglie una percentuale bassissima, e vede la sua regione (la Puglia) conquistata nettamente dalla coalizione di centrodestra. E Rivoluzione Civile? Non pervenuta. Un risultato ben al di sotto delle aspettative, che fa sembrare inutili quanto sbagliati i commenti a freddo di Ingroia, che se la prende con i media ed il PD. Non ha vinto la sinistra. Non ha vinto nemmeno la destra. E’ vero, Berlusconi ha messo in atto una grande rimonta. Un anno fa era praticamente morto (secondo i sondaggisti, forse i più grandi sconfitti di questa tornata elettorale) ed ora ha rischiato di vincere al Senato. Ma il suo partito, preso singolarmente, è calato molto rispetto al passato, ed anche i suoi alleati non hanno di certo brillato.
Si aspetta il risultato delle regionali in Lombardia (dove Ambrosoli sembra in vantaggio, ma su i sondaggisti vedi sopra) per poter fare un bilancio definitivo, che sicuramente non sarà una vittoria numerica. Sconfitta netta per il centro di Monti. Questo è certo. Fini è scomparso come i dinosauri dopo il meteorite. Casini si è salvato per un soffio, ammettendo la debacle. Ed anche il professore (che si dice enigmaticamente ed incomprensibilmente contento del risultato) ha ottenuto molto meno di quello che sperava, con dei numeri al Senato che non consentono di spostare nessun equilibrio nella direzione della governabilità (con buona pace del leader PD che in campagna elettorale ci aveva sperato). In un modo o nell’altro, tutti sconfitti. E Grillo? Con un’altra legge elettorale, dovrebbe scegliere chi proporre al Presidente della Repubblica al ruolo di Premier. Con questa legge elettorale si trova, invece, ad avere il primo partito (alla Camera), ma un numero di seggi inferiore alle altre due maggiori forze politiche, che consentono di fare solo un’onesta e ferrata opposizione. Un ingresso dirompente nel Parlamento, ma che porta con se la grande incognita di come i suoi eletti si comporteranno giorno per giorno. E, dunque, chi ha vinto? Fra leoni che ritornano, giaguari smacchiati e nuove forme animali che prendono piede, è impossibile prevedere chi sarà in nuovo Premier. A Napolitano l’ardua sentenza…
Francesco Esposito