Costruire una chiesa nuova o ristrutturare la presente? Di questo si è discusso in un incontro svoltosi giovedì pomeriggio nell’aula consigliare del comune, ed alla quale hanno preso parte, i rappresentanti del Civico consenso arbereshe, il vescovo di Crotone e S. Severina, monsignor Domenico Graziani, il parroco, don Luigi Valente, il tecnico del comune Giuseppe Greco e quello della curia, Tito Arno, un cospicuo gruppo di cittadini. Ripercorriamo un po i fatti. Dallo scorso mese di giugno la chiesa madre di Carfizzi, per via dei continui crolli e dopo un sopralluogo dei Vigili del fuoco di Crotone, è stata dichiarata, vista la relazione dei pompieri, dal sindaco, inagibile. Per ‘riaprirla’ ai fedeli, l’edificio, necessita venga messo in sicurezza. Gli interventi calcolati non sono di poco conto, i costi sono elevatissimi e insostenibili sia per la piccola parrocchia carfizzota che per la Curia. Quindi, interviene il comune, che nel mese di ottobre, riesce ad ottenere dalla Regione Calabria, ai sensi dell’articolo 43 della legge regionale 47 del 2001, un finanziamento di 200.000 euro, somma interamente destinata per lavori sulla chiesa. Partono i primi lavori di studio per testare il reale stato di salute dell’immobile (parte di lavori preliminari sono stati eseguiti gratuitamente dall’ingegner Antonio Tascione). L’amministrazione comunale, allora, commissiona dei ‘carotaggi’ sui pilastri portanti, ad un laboratorio di Crotone; dalle analisi del materiale prelevato è risultato, che il cemento è deteriorato, così come il ferro, che in alcuni punti ha anche mostrato un certo degrado corrosivo. Visti i dati, che danno una struttura seriamente ammalata, il comune doveva decidere se intervenire sulla presente o costruirne una nuova. L’idea avanzata dalla Giunta comunale, è stata quella di abbattere la presente e costruirne nello stesso luogo, un’altra, inserendola, aggiungendovi ulteriori risorse, oltre 150.000 euro, in un più ampio progetto di riqualificazione dell’area. Deciso ciò, sono stati consultati alcuni tecnici del luogo che hanno anche presentato delle proposte (si parla di quattro cinque progetti, alcuni prevedono una nuova costruzione, altri la ristrutturazione). Ad oggi però, ancora, non si conosce il destino della chiesa di Santa Veneranda. Giovedì scorso, si sperava nella cosiddetta ‘fumata bianca’, ma purtroppo non è stato così. Per il sindaco Carmine Maio, il comune non farà alcun intervento se l’immobile non garantirà sicurezza e stabilità e non demolirà se non se ne costruirà una nuova (intanto lo stesso sindaco ha fissato, per questioni burocratiche, come data ultima per presentazione del progetto definitivo il 10 gennaio). Una posizione quella di Maio, condivisa anche dal vescovo, che ha puntualizzato come l’intervento deve avvenire su due livelli: sicurezza e durabilità negli anni, “non firmerò nulla se non sussistono questi due elementi”, ha aggiunto. All’introduzione del primo cittadino e all’intervento di Monsignor Graziani, sono seguiti quelli dei consiglieri del gruppo di minoranza Caterina Tascione e Andrea Amodeo, del vice sindaco Vittorio Gangale, degli ingegneri Giuseppe Greco e Tito Arno e di don Valente, a conclusione dei quali sono intervenuti molti dei cittadini presenti, divisi tra chi vuole una chiesa costruita ex novo e chi chiede la ristrutturazione della presente. “Questo nuovo popolo porterà con dignità e fierezza i segni di una triste oppressione padronale. Vive la sua fede religiosa. Infatti, costruisce una bellissima chiesa che tuttavia sarà abbattuta nel 1950 (1960) per dar posto ad una costruzione non ben accettata dal popolo”. Con queste parole, don Damiano Gasparro, parroco per ben 25 anni nel centro albanofono, nel 2005, in occasione dei cento anni del comune, ricordava i suoi cinque lustri trascorsi a Carfizzi. Parole quanto mai vere. Così come vero è il fatto che dopo la discussione non si è deciso nulla (si parla di un nuovo incontro nei primi giorni di gennaio).