“E’ con grande soddisfazione che quest’anno registriamo un successo di rilievo nazionale della ricerca biomedica svolta nell’Università della Calabria che, certamente, contribuirà ad incrementare lo “score”d’immagine che il nostro ateneo vanta anche a livello internazionale”: con queste parole, il prof. Sebastiano Andò, Direttore del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione, sottolinea il risultato ottenuto dal gruppo di oncologia endocrina, ideatore e capofila di un progetto nazionale, finanziato dal MIUR, dedicato al ruolo delle cellule staminali tumorali come nuovi target terapeutici comuni nel trattamento di diverse neoplasie. Andò spiega in dettaglio la portata di questa nuova esperienza che vede impegnato con un ruolo di altissima responsabilità scientifica il gruppo di oncologia endocrina dell’Unical: “L’attività di coordinamento – spiega il direttore del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione – si rivolge a 7 Unità Operative italiane, che esprimono altrettante prestigiose scuole di oncologia distribuite su tutto il territorio nazionale. In particolare – continua il prof. Andò – sono coinvolte le unità dirette dal Prof. Sabino De Placido, dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, dal Prof. Antonio Sinisi e dalla Prof.ssa Gabriella Castoria, della seconda Università degli Studi di Napoli, dal Prof. Diego Russo, dell’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, dal Prof. Vincenzo Palmieri, dell’Università degli Studi di Bari, dalla Prof.ssa Patrizia Limonta, dell’Università degli Studi di Milano, e dal Prof. Alessandro Cama. dell’Università degli Studi Chieti-Pescara”. Ma il progetto sul ruolo delle cellule staminali tumorali finanziato dal MIUR non è l’unico del quale il gruppo di oncologia endocrina dell’Unical può andare orgoglioso: “Quello che è rilevante segnalare – spiega il prof. Sebastiano Andò – riguarda l’attribuzione al nostro stesso gruppo di ricerca di un progetto FIRB, l’unico finanziato all’ateneo, coordinato a livello nazionale da una nostra giovane ricercatrice, la dott.ssa Ines Barone, la cui attività è attualmente sostenuta grazie ad un finanziamento dell’AIRC.
Il progetto di ricerca – aggiunge Andò – rivolto ad identificare l’enzima fosfodiesterasi 5 come nuovo bersaglio terapeutico nel trattamento dei tumori endocrino-correlati, è stato giudicato il primo a livello nazionale (dato senza precedenti per il nostro ateneo) e coinvolge 5 diverse unità operative: quelle dell’Università della Calabria, dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, dell’Università “La Sapienza” di Roma, dell’Università di Modena-Reggio Emilia e dell’Università di Torino”. Risultati e riconoscimenti di non poco conto in rapporto ai quali Andò parla addirittura dell’inizio di “un processo per cui la ricerca biomedica censibile in ambito nazionale possa contribuire a migliorare progressivamente il peso di 1.24 % che il nostro ateneo ha in termini di premiabilità scientifica a livello nazionale tra tutti gli atenei e certamente non commisurato agli alti traguardi già raggiunti. Un valore – aggiunge il prof. Andò – che si discosta significativamente da quello di 1.89 registrato sul piano didattico, gap che nei prossimi anni dovrà essere colmato. Partendo da questi valori – prosegue Andò – occorre che le strutture dipartimentali nascenti, interagendo tra di loro, trovino elementi di maggiore duttilità scientifica interdisciplinare puntando ad una reale imprenditoria scientifica e rendendo in questo modo realmente affidabile la dichiarata capacità di trasferimento tecnologico, piuttosto che dedicarsi all’elaborazione di algoritmi ripartitivi. A tale scopo – conclude il prof. Andò – occorre incentivare le iniziative di collaborazione scientifica internazionale, le uniche in grado di dare in tempi brevi massa critica per una produttività scientifica realmente competitiva”.