Il prossimo 17 novembre alle ore 17:00 su iniziativa dell’Associazione culturale l’Eco di Siderno, sarà presentato il nuovo nuovo libro “Dire e non dire” del magistrato Nicola Gratteri e del giornalista Antonio Nicaso. I due Autori racconteranno il loro lavoro e l’esperienza della ricerca storica posta in stretta connessione con la realtà odierna. La pubblicazione edita da Mondadori spiega, attraverso le voci antiche e recenti dei protagonisti, la storia della ’ndrangheta sul nostro territorio e le propaggini sul territorio nazionale e nel mondo. Sulla base di una gran mole di fonti documentarie, Gratteri e Nicaso raccontano il mondo della criminalità organizzata, basato su leggi antiche di assoluta modernità. In questa fusione tra storia e attualità bisogna studiare e cercare di conoscere la cultura omertosa.
Recensione
Non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera. Di affari, di voti, di chi si è comportato “da stracristiano” e di chi invece non “ha abbassato la testa”. Parlano, gli uomini della ‘ndrangheta, ma non dicono tutto. Fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento. E anche oggi che la vecchia ‘ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l’imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la ‘ndrangheta è “la più bella cosa perché ha le più belle regole”: ha rituali, precetti, norme, principi. “Noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati” dice un boss calabrese. Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: “non si sgarra e non si scampana”, “chi tradisce brucerà come un santino”, “la famiglia è sacra e inviolabile”. Persino la penetrazione nelle ricche regioni del Nord non ha mutato gli equilibri di un’organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, “la forza è là, la mamma è là”, le radici della ‘ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell’Aspromonte.