Le sorti degli enti intermedi sono ancora incerte: le leggi di revisione della spesa rimandano a successivi provvedimenti attuativi, la decisione della Corte Costituzionale, che avrebbe dovuto quanto meno sciogliere i nodi fondamentali sulla legittimità di questa riforma, è rinviata a data da stabilirsi, l’ultimo decreto, che ha definito anche la nuova geografia delle province, deve superare l’esame del parlamento, il panorama è quindi ancora avvolto in una nebulosa. Pochi si chiedono come il personale vive questa fase: la crisi finanziaria, gli scandali sugli sprechi nella Pubblica Amministrazione, la disoccupazione a livelli davvero allarmanti, sono temi che hanno la priorità rispetto al destino di chi è ritenuto dall’opinione pubblica parte (ed in varia misura corresponsabile) di un sistema da rottamare, mentre credo sia giusto tenere anche conto del senso di instabilità e delle preoccupazioni legittime vissute dai dipendenti. Ci sono molte incognite nel nostro destino: secondo le stime del Sole 24 Ore, 753 dipendenti della nuova Provincia di Catanzaro andranno in esubero, le misure di riduzione della spesa intaccheranno il fondo per il personale, con riduzione del salario accessorio, c’è chi ha già vissuto un trasferimento al tempo della tripartizione ed ora, magari alle soglie della pensione, dovrà nuovamente cambiare sede di lavoro. Nessuno ancora ragiona su quali siano i livelli ottimali di gestione dei diversi servizi , da un punto di vista organizzativo e dei costi, valutando con dati di fatto se i comuni siano veramente in grado di assicurare, oltre alle numerose funzioni già esercitate, altri servizi complessi oggi svolti dalle province.
E’ vero che parallelamente dovrebbe attuarsi l’associazione tra comuni , ma si tratta di un percorso che deve essere programmato ed accompagnato, partendo dalla conoscenza delle risorse umane e strumentali disponibili, oltre che delle esigenze del territorio; chi avrà il compito di tradurre norme generali in decisioni aderenti alle realtà degli enti e dei territori, tenendo conto delle persone, donne e uomini, che devono concretamente erogare e ricevere i servizi pubblici? La Regione si sta attrezzando per governare queste trasformazioni? L’esistenza di molte variabili nel processo di riordino avviato scoraggiano dal tentare ragionamenti ed approfondimenti che potrebbero essere smentiti dai provvedimenti di prossima emanazione, ma il rischio è di trovarci poi di fronte a decisioni ormai definitive, senza aver nemmeno tentato di porre all’attenzione delle istituzioni e del legislatore alcune riflessioni dall’interno della macchina. La strada dell’informazione e del confronto rappresenta l’unica possibilità per vivere con dignità questa condizione di precarietà e poter affrontare anche eventuali ulteriori sacrifici, avendo contezza delle ragioni delle scelte, e rassicurazioni sulle misure programmate per eliminare sprechi e privilegi ormai intollerabili. Anche sulla riorganizzazione delle funzioni , nonostante le incertezze sull’evoluzione normativa, vale la pena di ragionare insieme, con lo scopo di salvaguardare la dignità e la professionalità di chi lavora, requisiti essenziali per garantire anche la qualità dei servizi. Il confronto nella Provincia di Catanzaro è aperto, proprio ieri si è tenuto un incontro tra RSU e parte pubblica sulle misure per la revisione della spesa, è importante che a questo tavolo arrivino i contributi e i suggerimenti di tutti i soggetti coinvolti , dipendenti ed amministratori. La crisi che stiamo attraversando potrebbe così produrre qualche frutto positivo ed inaspettato, a cominciare dalla possibilità di instaurare nuovi rapporti e di arricchire le relazioni umane.
Serena Procopio
Componente Direttivo FP CGIL ed RSU della Provincia di Catanzaro