L’ho lasciata con “Anima mia / candore sui miei grigiori / voce d’una coscienza inquieta / tronco che sorregge spostamenti del ventre, / tu. / Irragionevole freddo / dentro appiccato roghi / giovane volto d’amore. / Anima mia / mia ombra / spirito mio / che s’invola e plana nelle mie carni / come un falco reale / che sovrasta i suoi monti. /Anima / mia sola anima.” Sono i delicati versi della lirica che dava il titolo alla silloge pubblicata nello scorso novembre 2011. Tutta la raccolta costituiva il percorso, talvolta travagliato, di sensazioni colte nell’attimo del loro costituirsi in sentimento ed espresse poi sulla pagina per essere accolte come prezioso dono. Questo percorso oggi continua con “Mi dico, ti dico / addio / e mi par di morire./ Ogni ora par breve / innanzi alla ribellione del sangue / ma nulla poss’io / né scioglierti nelle carni / né mescerti.// Mi dico, ti dico / addio/ Come un serpente / senza pelle / sento il supplizio / della dolorosa veemenza / e mi par di morire. // Mi dico, ti dico addio. / L’ultimo tuffo / avvolge in una rete d’oro / lo spasimo d’un sogno e mi par di morire / dentro questo naufrago cuore / che seppur sente s’arrende. // E mi dico e ti dico, addio.” Sono i versi che dànno il titolo all’altra raccolta che pone sempre l’amore al centro della vicenda umana. Un amore che prende uomini e natura e le fa scrivere in Iersera “ Come’era dolce iersera la notte/ coll’anima misuravo/ le distanze tra i nespoli e il mare/ affondavo le mani nell’ombre della terra/ ero falce che divideva l’erba / strada candida spalancata sulla luna.// Com’era dolce iersera la notte/ solo un mormorio sobbalzava dal silenzio/ s’avvicendava con la glauca tenerezza/ do un’eco dispersa nell’acque d’un pozzo.” Un amore che conquista e distrugge per poi avvertirti che nella vita non tutto scorre come si vorrebbe o come il cuore desidera. Sono versi dolci e teneri segnano i momenti più felici dell’esistenza seppur “di misere brutture / erano tinteggiate le pareti del cuore / di nero e di fumo /asfissiavano. /Dolevano queste ombre / senza luce / scolorivano le gioie”. Una poesia che è il momento di attenzione su se stessa e che è pure parabola dell’intera società. Pensieri e parole si fondono e la poesia si snoda elegantemente e dal cuore scende fin sul reale, con un coinvolgente poetico dire nel quale si acclarano le molteplicità dei suoi stati emozionali e la sua voce va oltre il silenzio. Sono altre liriche di Marianna Stirparo in arte Noela Firmian, giovane poetessa romana di Soriano Calabro, date alle stampe in proprio nelle settimane scorse. È una raccolta, quest’ultima, che, come vien scritto in quarta di copertina, “esalta il sentimento che nell’alternarsi delle stagioni rinverdisce, sorpassando le reclusioni del tempo. Resuscita dalla muffa dei lunghi silenzi.
E così dal terreno fertilizzato sbocciano voci, sussurri e grida. L’intimità del cuore pulsa sottocute e spande, vuol farsi udire… E dice, ti dice…”. Sono quarantadue componimenti, quarantadue visioni della vita e del mondo che si costruisce attorno all’anima della poetessa e degli uomini. Sono componimenti già leggiadri di suo ma impreziositi ancor di più da pertinenti illustrazioni di Vernon Trent e Federico Bebber accompagnate da didascalie di saggezza come “ Ci sono amori che ti tatuano le ossa…” o “ Ci sono pianti che neppur la memoria asciuga…” ed ancora “Tumultuosi scoordinati eventi che irrompono dentro e fuori le mie vene.” ed altre ancora. Sfogliando le pagine, leggendo le liriche ad una ad una con religiosa attenzione, sembra di aprire uno scrigno ricco di tesori da custodire gelosamente e da offrire poi a chi ama amare perché in un’epoca con poca, pochissima, nobiltà di sentimenti, la poesia di Noela eleva la sua voce per andare al di là del male e cantare la gioia di credere nel cuore dell’uomo e nell’animo di chi ha fede ed ama la vita. Siamo davanti ad un intimo diario di anima attraverso il quale la poetessa sorianese comunica emozioni con assoluta essenzialità ed ogni verso è un frammento capace di esprimere con limpidezza meravigliosi stati d’animo e parlare all’animo di chi legge. Domina su tutta la raccolta un turbinare di sentimenti, di sensazioni, di moti del cuore. Non c’è ombra di retorica nei versi, ma una rapsodia di confessioni che denotano limpidi quadri d’amore che si dipingono nella silenzio della notte, quando il mormorio dell’effimero tace e dà spazio, finalmente, alla meditazione, alla contemplazione fatta di silenzi – parole. “Quando di notte / il ciel colora / d’ombre il mondo / io ti parlo nel sonno / poiché all’alba / pallido è scarno è il mio dire.// All’ora di mezzanotte/ profetici versi pronuncio / per noi / testimoni d’una magia che esiste.” Insomma la poesia di Marianna è un flusso continuo, la sua parola, il suo verso minimo, asciutto, di montaliana memoria, si fa richiesta d’amore e al tempo stesso dolente preghiera. Mi piace ripetermi quando dico che tutta la poesia di Noela è un susseguirsi di immagini preziose, sapientemente descrittive, illuminate da guizzi inventivi che non puntano sulla spettacolarizzazione lessicale, ma rappresentano un indovinato assemblaggio tra ispirazione e risultato espressivo, tra forma e sostanza. Noela vuole raccontarsi e trasmettere lo stupore raccolto nell’indagine intorno all’uomo e ai suoi sentimenti. Nel deserto dell’indifferenza che ci accompagna, la poesia della nostra Marianna Stirparo è motivo di conforto e di speranza. Sono, infine, versi di raffinata fattura che ben riescono a dipingere la malinconia che prende il sopravvento ed anche l’ironia che ammanta tutta la commedia umana. “Quando malinconia di te mi prende / m’assale una collera bruta / come una febbre / che accresce i battisti del polso./ Mi cinge come una presenza evidente / di cento baci sulla pelle. / È il rimbombo della lontananza / che smania le tempie / e condanna all’ascolto. // Ora vorrei solo guarire / lasciarti sul mio letto / e andare prima che / la nostalgia dell’ombra / m’inchiodi alla contemplazione.”