“La storia e le personalità cultura a Cosenza ci sono, e sono autorevoli. Spesso, un certo provincialismo di maniera soffoca e ci impedisce di manifestare la nostra crisalide”. Ha riassunto così il senso di “Michelangelo e una bottega culturale del Cinquecento a Cosenza” il critico d’arte e scrittore Gianfranco Labrosciano, stamattina in conferenza stampa presso la sala “Giacomantonio” della Biblioteca Nazionale. Del resto, “questa città ha una grande tradizione culturale, a partire dall’epoca più antica. E noi abbiamo il dovere di mantenerla”. Il professor Leopoldo Conforti, tra le figure di spicco della élite culturale calabrese ha ricordato il ruolo di primo piano degli intellettuali nella conservazione del sapere. Perché a Cosenza ha radici la più antica Accademia italiana, e uomini come Telesio, Giovan Battista Amici, Parrasio hanno dato vita a un Rinascimento – proprio nel secolo d’oro della bellezza italiana – che deve essere preservato e diffuso. In tal modo, la figura di Michelangelo rappresenta una sorta di detonatore culturale attraverso il quale far soffiare il vento della conoscenza e della coscienza civile. Per questo ha valore il fitto programma di conferenze che da qui al 31 ottobre (il giorno del cinquecentenario della consegna di una delle opere più maestose dell’umanità, la Cappella Sistina) vedrà intellettuali e studiosi stringersi in un abbraccio con la città per far riaffiorare quella conoscenza che deve essere difesa. “Michelangelo – ha spiegato Labrosciano in conferenza stampa – attua una delle più grandi rivoluzioni mai compiute nella società civile italiana. E questo ci deve servire per comprendere le nostre potenzialità”.
A testimoniare l’importanza dell’evento, per la prima volta la celebre Accademia Cosentina, rappresentata dal prof. Leopoldo Conforti e diretta dall’avv. Ernesto D’Ippolito, si apre alla collettività in un abbraccio culturale che vuole essere un punto d’incontro, quando non di partenza, per un progetto di formazione comune. “C’è un pregiudizio – ha spiegato la dott.ssa Finuccia Congi – che è quello di pensare che iniziative culturali non possano partire da Cosenza. Ma perché? Questa città ha una tradizione culturale invidiata ed invidiabile, ed è giusto rendergliene atto”. “Vi sono inoltre alcune figure – ha ricordato il dott. Diego Marasco – come Nicola Serra, che hanno dato lustro e valore anche alla scienza finanziaria”. Presente anche il consigliere comunale Mimmo Frammartino, che ha espresso la propria “gioia nel constatare che iniziative culturali di grande portata sono possibili grazie all’impegno di enti come l’Accademia e il Centro studi per la ricerca delle arti “G. Labrosciano”, ma allo stesso tempo disagio a causa dell’assenza della Città, che invece avrebbe dovuto essere impegnata attivamente in prima linea”. La dott.ssa Alessandra Primicerio ha invece sottolineato il carattere “unico di questa manifestazione: e forse non è stato neanche capito a fondo. Ma ci auguriamo che possa stimolare un dibattito che vada ben oltre il 31 ottobre”.
Il programma
Mercoledì 24 alle 17,30, presso la sala Giacomantonio della Biblioteca nazionale, la prof.ssa Anna Maria Santoro relazionerà sul tema “L’arte tipografica tra ’400 e ’500 a Cosenza”.
Martedì 30, sarà giornata di conferenze presso la sala “Guarasci” della Provincia. Aprirà i lavori l’avv. Ernesto D’Ippolito, presidente dell’Accademia Cosentina. Lo scrittore Coriolano Martirano parlerà di “Telesio e l’Accademia”. Il docente Unical Franco Piperno, relazionerà sul tema: “Giovan Battista Amici e l’Astronomia a Cosenza”. Lo studioso Vincenzo Napolillo si soffermerà su “La città di Cosenza nel ’500”. Alle 16, la dott.ssa Alessandra Primicerio parlerà de “Il Cinquecento artistico nelle chiese di Cosenza”. Il dott. Diego Marasco relazionerà invece su “Nicola Serra, economista del ’500 a Cosenza”. Il prof. Leopoldo Conforti tratterà infine il tema “La poesia di Telesio”.
Si chiuderà il 31 ottobre, alle 20,30 presso il teatro Garden di Rende, con “Michelangelo, l’enigma di pietra”, una lectio magistralis del prof. Gianfranco Labrosciano che intende rievocare, attraverso un meraviglioso omaggio al grande artista fiorentino, quel clima di rinnovamento culturale e morale che fu il Rinascimento.