Il video—shock nel quale viene rappresentato il bimbo di dieci anni che la Polizia trascina fuori dall’aula della scuola in cui si trovava, ha suscitato tanto clamore ma certo non ha sorpreso coloro che a diverso titolo si occupano di famiglia e minori.
Ormai da anni noi avvocati che trattiamo la materia assistiamo, quasi impotenti, all’ormai abituale opera di demolizione che uno dei genitori separati pone in essere con irresponsabile determinazione nei confronti dell’altro genitore; né può nascondersi che in genere il genitore autore di tale opera di deprivazione genitoriale è quasi sempre la madre.
La madre è infatti il genitore che in gergo viene detto prevalente, cioè il genitore presso il quale, nonostante il cosiddetto affido condiviso, viene di solito collocato il minore; in pratica il genitore collocatario potrà quindi, consentendo formalmente, solo formalmente, una frequentazione del minore col padre,resa ogni giorno sempre più difficile quasi a divenire teorica,trasferire nel piccolo con lei convivente, tutto l’astio che prova nei confronti del padre.
Il quale, dopo la separazione, viene visto come un intruso nella vita di madre e figlio.
Conseguenza drammatica che potrebbe essere evitata se solo si applicasse sempre più spesso il cosiddetto affido alternato, che farebbe sin da subito intendere al minore che genitori sono padre e madre, e che entrambi sono presenti nella sua vita.
Sicchè, tornando al caso del bambino di Cittadella, non possiamo che condividere quanto deciso dalla Corte d’Appello di Venezia, che ha preso atto dell’opera di deprivazione genitoriale posta in atto dalla madre la quale,danneggiando gravemente il figlioletto, lo ha indotto ad escludere dalla sua vita la figura paterna.
La grave condotta della madre, tanto più grave perché operata nei confronti del figlio minorenne, è la causa unica ed esclusiva di quanto accaduto, in tale accaduto comprendendo le inaccettabili modalità con le quali la incolpevole Polizia ha dovuto agire.
La signora, infatti, ha determinato non solo la P.A.S. che è all’origine del dramma, sicchè è a lei imputabile ogni e qualunque conseguenza che dalla P.A.S. abbia origine, ma ha stabilito un nesso diretto ed immediato tra la P.A.S. e le stesse insopportabili modalità con le quali è avvenuto il prelevamento del piccolo.
E’ infatti di palese evidenza che la madre, lasciando a guardia del bambino fuori dalla scuola la zia ed il nonno, null’altro ha fatto che persistere nella sua opera di deprivazione genitoriale, perché ha in sostanza detto al minore: “reagisci al prelevamento perché fuori ci sono tua zia e tuo nonno che ti aiuteranno” .
Non sono psicologo, ma sono comunque certo che il piccolo non avrebbe reagito in quel modo al prelevamento se non fosse stato preavvertito che fuori a sostenerlo c’erano zia e nonno.
In buona sostanza quella reazione era stata preparata dalla madre e dai di lei parenti, addirittura pronti a riprendere la prevista reazione con la macchina fotografica, ed al piccolo era stata assegnata da loro quel ruolo che egli ha puntualmente svolto.
Pur con tutta la comprensione per una madre accecata dall’amore per il figlio, la signora Ombretta Giglione dovrà rendersi conto che a nulla vale inveire contro l’autore della “scienza spazzatura”, alludendo a colui che per primo ha studiato questa psicopatologia, perché purtroppo esiste e danneggia gravemente i minori.
Le auguriamo che un giorno non debba riscontrare tali danni anche in suo figlio, e, dal momento che ha avuto la fortuna che la P.A.S. non è stata messa in atto dal padre del minore,La preghiamo, anche a nome di suo figlio, di recedere da tale atteggiamento: forse è ancora in tempo.
E’ stato aperto il coperchio sulla pentola delle sottrazioni dei minori, sgradevole l’odore, sgradevole la percezione, ininmaginabile che traspaia una lettura che parli di SOLUZIONE DEL PROBLEMA, ma questo meccanismo è prassi quotidiana.
Benvenga questo filmato per sensibilizare i sordi e ciechi e coloro che pensano che ” a me non può accadere” perchè siamo tutti a rischio, questa è la realtà. Assistiamo ad un diusgustoso collasso in un sistema giustizia che mostra di fare acqua sempre più spesso e soprattutto in questo contesto: affidi, minori e famiglie. E’ ora di sacrosante crociate ma fatte da chi ci lavora dentro, perchè il nostro rumoreggiare è come un alito di vento per i magistrati, i servizi sociali, gli operatori del conflitto. C’è un gran bisogno di aria fresca nella giustizia minorile italiana.
Per mia esperienza alla base di taluni comportamenti alienanti (qui ho letto persino di un fortino col fil di ferro sotto il letto del bambino per impedire che potesse esser consegnato al padre) non di rado ci sono problemi psicopatologici. Per tre anni la giustizia ha lasciato per preconcetto ideologico il bambino con il genitore meno idoneo, la madre, salvo poi revocrle la potestà genitoriale. Il contrappeso è aumentato per tre anni e poi alla fine si è abbattuto con pesante drammaticità. Una giustizia meno ideologica, un affido alternato e una repressione più tempestiva delle inottemperanze non avrebbero portato a questo.
L’avv. Ioppoli descrive con precisione quello che avviene oggi, creazione di astio nei confronti dei padri e creazione della figura quasi di disturbo, perchè ormai esclusa. C’è da fare molta strada ma abbiamo cominciato senza fermarci più
“comprendendo le inaccettabili modalità con le quali la incolpevole Polizia ha dovuto agire.”
ma come si può scrivere tali baggianate. ma hai un pochino di buon senso? bastava non agire in quel modo! usando un po di buon senso.
che schifo chi difende l’indifendibile. manganelli chiedi scusa!!!!
L’Avvocato Ioppoli ha rappresentato una serie di problematiche per le quali molte associazioni che si occupano delle separazioni e dei diritti dei minori (attenzione… non tutte!!) si stanno battendo… tutto nasce da un falso affidamento condiviso, con un genitore prevalente che non ha senso se non quello di permettere a quest’ultimo di prevalere sull’altro!!! E’ un problema di interessi di molte parti in gioco a discapito dei diritti e del rispetto del minore… Bisogna tirare fuori i bambini dai conflitti genitoriali evitando di creare certe situazioni che poi con grandissima probabilita’ degenereranno in quello che abbiamo visto in questo caso…
TEMPO del BAMBINO = 50% CON MAMMA e 50% CON PAPA’
Se è la madre la causa di tutto perchè il giudice. l’assistente sociale, il CTU, la polizia non hanno fatto in modo di agire sulla madre !!! .RESTA IL FATTO CHE SI AGISCE SUI BAMBINI … la parte debole, che nessunoa scolta e che invece vien trattta come cosa da mettere qua o là! sono gli adulti i grandi, bisogna agire sugli adulti e non sui bambini.
Quanto scritto dal Presidente Carlo Ioppoli è veramente giusto ed anzi – assieme alla decisione del tribunale di Venezia- sembra rompere con una tradizione di affido (in sostanza) esclusivo : l’unica possibile soluzione è e non può che essere l’affido alternato. Associazioni e padri separati prendono atto di questa sentenza e della presa di posizione dell’avvocato Carlo Iopppoli, impegandosi a rendere quanto piu possibile conosciuta la vicenda, il retroscena, la sentenza, ed una associazione di avvocati che finalmente parla di affido alternato. Basta angherie psicologiche ed economiche sui padri, sbattuti fuori dagli affetti dei loro figli e di casa loro , sostituiti come si cambia la gomma ad una macchina. Viva l’uguaglianza della legge di fronte a tutti, abbasso il razzismo sessista.
Complimenti per la chiarezza e la sua presa di posizione netta e chiara per un affido condiviso alternativo. Ha chiarito con dovizia di dettagli mquanto sta avvenendo in materia di giustizia familiare. Sono in sintonia totale con il suo scritto. Ancora complimenti.