di Ignazio Russo – La storia racconta che ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich, nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’Armistizio di Cassibile (8 settembre 1943), fu dato il nome di Internati Militari Italiani e non prigionieri di guerra, per non riconoscere loro le garanzie della Convenzione di Ginevra. I tedeschi, infatti, consideravano gli italiani “traditori” per l’armistizio con gli Alleati. Le truppe internate furono spregiativamente definite “Badoglio-truppen” dai tedeschi e reputate sleali. Inoltre non era estranea alle decisioni tedesche anche un fondo di razzismo anti-italiano, come testimonia il diario del gerarca nazista Joseph Goebbels. Infine Hitler, nonostante la personale amicizia con Mussolini, non intendeva rinunciare a quella che, nei fatti, si rivelava un’ulteriore arma di ricatto verso l’Italia mussoliniana: sostanzialmente si trattava di avere in mano 800.000 ostaggi, cioè tutti gli internati italiani in Germania. Giovanni Agazio, in seguito ad un’imboscata operata dai tedeschi, fu catturato a Reggio Emilia e deportato, nel Lager Stanlag XI B a Fallingbostel, nella Bassa Sassonia, nel Nord Ovest della Germania. Gli internati italiani furono sottoposti a lavori forzati e ad angherie e soprusi di ogni specie, per cui vivevano ai limiti della sopportazione e della sopravvivenza, in condizioni disumane. Anche Giovanni patì queste sofferenze, fino al 25 marzo del 1944 giorno della sua morte per un attacco di polmonite. I suoi familiari si sono attivati per riportare in patria e quindi a Cariati il loro congiunto. Il loro sogno si è avverato sabato 6 ottobre scorso, con una solenne e commuovente cerimonia iniziata, nella Cattedrale di Cariati, con la Santa Messa concelebrata, in suffragio al commilitone cariatese, da Don Rocco Scorpiniti e Don Rocco Grillo e conclusasi al cimitero di Cariati, dove la salma ha ricevuto gli onori militari.
Per l’occasione tutto il popolo cariatese si è stretto attorno ai familiari di Giovanni. Hanno pure aderito, con la loro presenza, all’emozionante cerimonia, oltre a tantissimi cariatesi, anche l’amministrazione Comunale di Cariati, guidata dal Sindaco Filippo Sero e le associazioni del territorio, tra cui l’Associazione Nazionale dei Carabinieri di Cariati, condotta dal loro presidente Cav. Cataldo Santoro, gli alunni delle quinte classi Liceo Scientifico di Cariati e delle scuole elementari, ed una rappresentanza militare dell’Esercito Italiano, il cui comandante, dopo l’omelia, in Cattedrale ha recitato la preghiera del soldato “Signore Iddio, che hai costituito di molti popoli l’ umana famiglia, da Te creata e redenta, guarda benigno noi, che abbiamo lasciato le nostre case per servire l’ Italia. Aiutaci, Signore, affinché, con la forza della Tua fede, siamo capaci di affrontare fatiche e pericoli in generosa fraternità d’intenti, offrendo alla Patria la nostra pronta obbedienza, la nostra serena dedizione. Fa che sentiamo ogni giorno, nella voce del dovere che ci guida, l’eco della Tua voce; fa che siamo d’esempio a tutti i cittadini nella fedeltà ai Tuoi comandamenti, alla Tua Chiesa e nell’osservanza delle leggi dello Stato. Dona, o Signore, il riposo eterno ai nostri morti ed ai caduti di tutte le guerre. Concedi ai popoli la pace nella giustizia e nella libertà e che l’Italia nostra, stimata ed amata nel mondo, meriti la protezione Tua e la materna custodia di Maria anche in virtù della concordia operosa dei suoi figli. Amen”.
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