La Santa Messa di questa ventiduesima domenica del tempo ordinario, celebrata in maniera “coinvolgente” e “ispirata” da Don Gianni Filippelli, si è conclusa con l’ invito dello stesso illuminato sacerdote alla Assemblea dei fedeli della Chiesa di San Giuseppe lavoratore, a partecipare sabato 8 settembre alla cerimonia di saluto che l’ecclesia ciromarinese ha organizzato, nella Chiesa di San Cataldo, per i “magnifici” Don Simone Scaramuzzino e don Pasquale Aceto, in partenza per altro “servizio”. Non entro nel merito di opinabili punti di vista pro e contro il trasferimento disposto dalla Autorità ecclesiastica provinciale, prendo spunto dall’autorevole invito di Don Gianni, che certamente accoglierò, per una brevissima e non fraintendibile riflessione che la stessa prima lettura del 2 settembre pure suggerisce nel racconto dal Libro del Deuteronomio, quando Mosè parlando al popolo dice: “…Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente…”. L’applicazione del credo ovvero fede ovvero Chiesa, che fa saggia ovvero intelligente ovvero grande una religione basa le sue fondamenta sulla legge, regola, prescrizione, comando, dovere, osservazione, obbedienza. Accettando “quel” credo, se ne accettano leggi e regole, prescrizioni e comandi, riti e comportamenti, che non consentono ad esempio il matrimonio del prete ovvero impongono il buon esempio del prete-buon pastore. Nel rito di ordinazione sacerdotale, che “abilita” ai compiti pastorali, il Vescovo interroga gli “ordinandi” che rispondono affermativamente: “Figli carissimi prima di ricevere l’Ordine del Presbiterato dovete manifestare davanti al popolo di Dio la volontà di assumerne gli impegni.
Volete esercitare il Ministero per tutta la vita nel grado di Presbitero come fedeli cooperatori dell’ordine dei Vescovi nel servizio del popolo di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo? Don Pasquale e Don Simone, con i quali “di striscio” ho parlato del “dovere” categorico di tipo kantiano a fare e fare bene per il bene degli altri, da ottimi ed encomiabili sacerdoti praticano l’obbedienza e sanno benissimo che – per obbedienza, per dovere, per servizio – debbono andare non laddove letterariamente “porta il cuore”, ovviamente il sentimento di amicizia e di stima e di rispetto , ma dove “porta il servizio”, laddove cioè il Vescovo – l’Autorità certa e autorevole che “deve” – ritiene che loro, ciascuno “giovane (e presbyteros) prete di frontiera, possano meglio prestare il servizio di carità che si deve all’altro, specie a chi mai ha avuto voce e gambe proprie, specie a chi ancora si muove nel buio della scienza e del benessere. Sabato sarò nella Chiesa di San Cataldo a salutare i due parroci perché loro non se ne vanno da Cirò Marina, restano sempre con noi nella ricerca e nella lotta per l’affermazione del bene comune. Condivido quanto ha detto una giovanissima vedova, sul “trasferimento” dei due parroci “Alla morte di mio marito vivevo il buio della desolazione e della disperazione. I sacerdoti mi hanno aiutato a scoprire la giusta via verso il Cristo della rinascita e del Bene. Adesso con la Chiesa vivo per il Bene dei miei figli e delle nuove generazioni, nella speranza e certezza di un futuro migliore. Don Pasquale e Don Simone sono stati chiamati dalla voce di Dio, che ha ispirato i neuroni del Vescovo, verso i bisogni di una’altra e tante altre giovani vedove; verso altri e tant’altri piccoli orfani; verso altre e tant’altre situazioni di bisogno: laddove la carità cristiana bussa al dovere del servizio verso la gente comune”.
Luigi Ruggiero
Buoni motivi che non sono stati spiegati e rimangono oscuri…
di certo cè che la chiesa di san cataldo non ha pace speriamo che quello che mandano adesso sia il definitivo
ma come la fate lunga con questo trasferimento mica li stanno mandando a i lavori forzati, se li hanno trasferiti un motivo ci sarà pure, non credo che un vescovo si sveglia la mattina e decide di trasferire questi sacerdoti avrà avuto i suoi buoni motivi
Infatti, che casino INUTILE si sta creando!!! Un motivo ci sarà se il vescovo ha deciso di trasferirli entrambi. Quello che si semina si raccoglie e si vede che questi 2 “magnifici” qualcosa di male avranno fatto.