La rappresentazione è andata in scena sabato 18 agosto nell’area teatro della Villa Comunale di Torretta, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e la fattiva collaborazione del Circolo Culturale Mediterraneo che con i suoi interpreti migliori ha dato voce ai vari personaggi creati da Russo.
Il quale con quest’opera vuole fare affiorare brandelli di verità su uno dei periodi più oscuri e contraddittori della nostra storia nazionale.
“Non vi sono dati certi né sul numero di briganti uccisi né sulle vittime che l’Unità d’Italia costò alla popolazioni meridionali, – dice l’autore – ancora troppe le omertà e le zone d’ombra.” Fonti piuttosto attendibili dicono che furono circa 50.000 le persone uccise con l’accusa di essere briganti, mentre il numero di morti totali di questa lunga guerra civile furono circa 500.000. Per quel che riguarda i briganti, delle 50.000 persone trucidate, quelle che si possono definire tali furono, con ogni probabilità, non più di 3.000 o 4.000. Gli altri furono per lo più persone che reagirono a un’imposizione o a un torto da parte dei nuovi governanti, oppure giovani che disattesero un ordine o furono renitenti alla leva, perché magari non ricevettero mai la “famigerata cartolina”. “Pur avendo commesso probabilmente gli stessi crimini dei briganti meridionali, – racconta Russo – il celebre Robin Hood è giunto a noi grazie alla forza del racconto orale e delle ballate, come il nobile fuorilegge che ruba ai ricchi per dare ai poveri, mentre il Passatore, al secolo Stefano Pelloni, è conosciuto, grazie alla penna di Giovanni Pascoli che lo ha immortalato nel componimento Romagna, come il passatore cortese, re della strada e re della foresta, che non commette mai violenza per il gusto della violenza e pone in essere, pur nella sua posizione di fuorilegge, un comportamento gentile.”
Nel brigante meridionale, al contrario, vi è la raffigurazione di un uomo rozzo, incolto, violento, brutale, sanguinario, che ruba per arricchirsi o arricchire i la sua banda, senza ideali di vita né interessi civili e politici, ed è odiato tanto dai ricchi quanto dai poveri, perché danneggia entrambi. Il brigante meridionale, secondo lo scrittore crucolese, corrisponde a tre tipologie precise: quello fedele al governo borbonico che, per ideali o al soldo del sovrano, decide di combattere contro gli occupanti, i piemontesi, visti come dei veri e propri invasori; quello che decide di darsi alla macchia per sfuggire la condizione di miseria in cui erano state ridotte le popolazioni meridionali, dopo l’unità; quello additato o accusato ingiustamente di essere brigante (la stragrande maggioranza) perché reo magari di aver osato manifestare la propria insofferenza, spesso solo verbalmente, nei confronti delle limitazioni e dei soprusi imposti dagli occupanti.
La rappresentazione “Simu Briganti” si apre con una parte in vernacolo, ed il primo personaggio che si racconta è Edward Gladstone, il diplomatico e giornalista inglese, autore della famosa lettera La Negazione di Dio, inviato nel Regno delle Due Sicilie da Lord Palmerston. A seguire, Garibaldi, il poeta napoletano Salvatore Di Giacomo, un cafone, Mazzini, Cavour, il brigante Domenico Straface, detto Palma, di Longobucco, la contadina Delina Perrone, personaggio creato dalla fantasia dell’autore, uccisa con l’accusa di essere una brigantessa. Uno spettacolo documentato, intenso, impreziosito da testi musicali particolarmente significativi, e per l’occasione la presenza di un musicista d’eccezione come Claudio Sambiase, che ha composto le musiche, e la partecipazione del giovane chitarrista torrettano Francesco Spina, hanno sicuramente impreziosito la performance recitativa del gruppo di “vci recitanti” messi in campo dal Circolo Mediterraneo: Ida Capalbo, Aldo Flotta Nicodemo Macrì, Franco Grasso e lo stesso Cataldo Russo.
Numerosissima la presenza di pubblico che ha riempito i posti a sedere e gli spazi liberi dell’area teatro, per una serata intensa di rievocazione storica e di poesia in vernacolo. E nella ricchezza di contenuti di tutta la performance scritta interamente da Russo, merita una citazione d’onore proprio la lirica dialettale che racconta la figura del brigante:
Brigante unn’è chi lotta pe’ ra vita
brigante è chi affama il pezzente
Brigante è chi specula e fa soldi
campa sulle spalle degli altri
e se la spassa.
Briganti sono i previti e ri medici
quando curano anime e corpi pe’ dinari
Briganti sono ministri e senatori
quando pensano solo ai casi loro
Brigante unn’è chi campa con gli stenti
brigante è chi campa e nu’ fa niente
Briganti ‘nda ‘stu munnu ci ni su tanti
brigante è puru ncunu fatto santo.
Brigante ci ni su puri in Parlamento
diciamolo a voce alta finalmente.
Brigante è chi respunna solo a parole
ai bisogni della povera gente
e se la ride con i pari suoi
a ra faccia di chi in tavola unn’ha niente.