Pur condividendo le finalità di base della legge regionale n. 35 del 2009 (la legge antisismica, per intenderci), i Presidenti di tutti gli Ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri della Calabria – che sull’argomento hanno tenuto ieri sera a Lamezia Terme una riunione – hanno espresso decise critiche alla Legge, al regolamento ed al sistema informatico adottato dalla Regione per effettuare la verifica degli elaborati progettuali. Il Si-Erc, questo è appunto il nome della procedura introdotta dalla normativa, non soddisfa i tecnici calabresi ed appare incerta nel garantire il pieno soddisfacimento delle esigenze di chi deve esprimere i pareri autorizzativi. Una netta bocciatura del sistema informatico che arriva dopo una approfondita sperimentazione iniziata diverso tempo prima dell’entrata in vigore della legge. Gli Ordini calabresi, inoltre, rimproverano all’Ente di non aver recepito – nonostante le comunicazioni ufficiali della Regione asseriscano il contrario – le numerose osservazioni, portate all’attenzione dei dirigenti del Dipartimento alle Infrastrutture e Lavori Pubblici, che avrebbero certamente migliorato la procedura. Il Sier-Erc, inoltre, entrato in vigore dal 1 luglio – software progettato da “Eucentre”– è oggi un sistema “chiuso” che non consente ai tecnici di verificare preventivamente i dati progettuali che immette. I professionisti calabresi fanno pure presente che nessuna Regione ha adottato un sistema informatizzato per verificare i calcoli strutturali, ma molte si sono impegnate nel realizzare efficienti sistemi di trasmissione telematica.
E’, per esempio, il caso della Regione Emilia Romagna che, pur rivolgendosi alla stessa “Eucentre”, si è ben guardata dall’adottare l’intero sistema in vigore in Calabria, ma ha acquistato il solo modulo di “procedura informatica per la denuncia e trasmissione delle pratiche edilizie in zone sismiche”. Ma c’è di più. La nuova normativa porterà, inevitabilmente, ad un aumento dei costi per l’utenza finale. Per ogni progetto ripresentato bisognerà pagare, a regime, nuovamente la tariffa. I professionisti, inoltre, si sono trovati nel Regolamento attuativo della legge che non condividono un articolo nel quale si specifica che se non sarà dato inizio al lavoro nel termine di 90 giorni bisognerà riproporre l’autorizzazione pagando nuovamente la tariffa. In pratica – per incrementare le entrate – si è addirittura prevaricato la normativa nazionale che stabilisce con il Dpr 380/2001 termini per l’inizio dei lavori di gran lunga superiori ai 90 giorni. E’ interesse di tutti avviare procedure che diano maggiori tutele e garanzie alla collettività ai committenti ed ai professionisti, ma il Sierc, oggi non risponde a questa esigenza, anzi si sta trasformando in uno strumento incerto e confuso che può dare adito a determinazioni contrastanti e vessatorie.