L’autorevolezza e l’indipendenza del Parlamento, con l’ottima contributo di tutti i parlamentari, con in testa il presidente della Commissione agricoltura on. Paolo Russo, saprà rispondere adeguatamente al tentativo teso a condizionare la partita in corso messo in campo dall’Associazione Italiana tra gli Industriali delle Bevande Analcoliche (ASSOBIBE), che in data 23 luglio u.s. ha scritto una lettera – forse sotto dettatura dell’azionista di maggioranza, la Coca Cola, che ha gli interessi in Italia ma la testa e il cuore chissà dove – ai componenti la XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Nella lettera ha segnalato “la forte preoccupazione” per l’Industria Italiana del settore se venisse approvato il Testo di Legge unificato che innalza al 20% la percentuale di succo di arance contenuta nelle bibite analcoliche e prevede l’origine obbligatoria in etichetta del succo utilizzato nelle bibite, come già sancito dalla Legge di iniziativa popolare n° 4/2011. E’ uno scandalo e siamo profondamente indignati – tuona Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – per il reiterato atteggiamento della lobby delle bibite che vuole continuare a sfruttare l’italianità, ma che di italiano ha ben poco. Le lancette dell’orologio, in un mondo che cambia, per Assobibe devono rimanere ferme insomma ad una Legge di oltre cinquanta anni fa. Perché, -chiede Molinaro – non si usa nella pubblicità, un messaggio con immagini aderenti alla realtà di quello che davvero viene messo nelle bibite al gusto di agrumi, dimostrando l’italianità del prodotto agricolo utilizzato e non perpetuando una pubblicità ingannevole?
Finalmente “la lobby delle bollicine” ha definitivamente gettato la maschera, scrivendo che loro il succo possono anche acquistarlo all’estero e come se non bastasse affermano che i consumatori non gradiscono l’aranciata bensì una sorta di “acqua colorata” con tracce di succo di agrumi: certamente non hanno una grande considerazione per i cittadini-consumatori loro clienti. Sappiamo anche, che vogliono continuare ad alimentare la catena dello sfruttamento che non ha eguali in Europa e che vede le arance rimanere a terra, con la conseguenza che tutti ne hanno fatto e ne fanno le spese: lavoratori, imprese agricole, industrie di prima trasformazione, indotto e cittadini (a proposito in totale circa 10mila occupati a rischio). Coldiretti Calabria, ha avuto il coraggio, supportata da tanti cittadini di creare consenso ed una fortissima asimmetria che ha rotto gli equilibri passati minando un caso classico d’abuso di posizione dominante. La vicenda delle arance di Rosarno-Gioia Tauro e e la difesa della dignità delle persone che vi operano, -conclude Mollinaro -la condurremo fino in fondo e il parlamento saprà, contemperando il tentativo concreto alla rigenerazione morale e civile del mezzogiorno che non vuole l’assistenzialismo, sventare il tentativo messo in atto dalla lobby delle bibite, perché, adesso, oltre a continuare a chiedere etica e trasparenza, che non nascono spontanee, dobbiamo evitare che qualcuno voglia continuare a giocare ad una porta sola.