I finanzieri del Gico del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, con l’ausilio del comando provinciale di Crotone, hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, emesso dalla locale direzione distrettuale antimafia, per un valore complessivo di circa 350 milioni di euro e che ha interessato, in particolare, il parco eolico denominato “Wind Farm Isola Capo Rizzuto” situato nell’omonimo comune del Crotonese, dotato di ben 48 aerogeneratori e considerato fra i più grandi d’Europa per estensione e potenza erogata. Il provvedimento scaturisce da un’attività investigativa, tuttora in fase di svolgimento e che ha visto la collaborazione sinergica del servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (s.c.i.c.o.) di Roma, diretta ad accertare l’ingerenza della locale criminalità organizzata nell’intera operazione economico-finanziaria relativa alla realizzazione del citato parco eolico. Tale attività, caratterizzata anche da complessi profili internazionali che hanno portato all’interessamento di numerose autorità giudiziarie straniere, ha consentito di acquisire una serie di elementi da cui emergerebbe la riconducibilità della stessa alla sfera economica della “cosca” Arena di Isola Capo Rizzuto, soprattutto per il tramite di Arena Pasquale cl. 53, dirigente presso il comune di Isola Capo Rizzuto, fratello di Carmine – perito nell’ottobre 2004 in un agguato di stampo mafioso – nonché nipote diretto del vecchio capo clan Nicola Arena cl. ‘37. In particolare, Pasquale Arena, in qualità di referente e gestore occulto degli affari della cosca medesima, avvalendosi di terzi prestanome interposti nella titolarità delle quote sociali e delle attività economiche, attraverso un articolato sistema di interposizioni fittizie e reali, avrebbe avviato e realizzato, per conto della medesima cosca, il parco eolico formalmente di proprietà della “Vent1 Capo Rizzuto s.r.l.”, per il tramite di una fitta rete di società estere strumentale all’occultamento della loro riconducibilità ultima e dello stesso parco alla famiglia Arena.
Le attività investigative hanno evidenziato come lo stesso Pasquale Arena – il cui nominativo non compare mai in alcun atto, tanto meno in seno alle compagini societarie comunque interessate – abbia curato tutte le fasi realizzative del parco eolico, direttamente o indirettamente per il tramite del cugino Nicola Arena (cl.64), Carmine Megna, Frick Martin Josef, Gobbi Roberto, anche dopo la fuoriuscita (avvenuta nel 2010) della “Purena s.r.l.” dalla predetta “Vent1 Capo Rizzuto s.r.l.”, società proprietaria del parco eolico, per quanto attiene alle incombenze di maggior rilievo compresi i rapporti con la pubblica amministrazione, nonché per il tramite di imprese a lui di fatto riconducibili alle quali venivano affidati i lavori di realizzazione del parco in questione, come la “Veda s.n.c. di Ventura Fabiola & C.”, di cui risultano proprietari fittizi Maiolo Giovanni e Ventura Fabiola Valeria, ma di fatto riconducibile a Pasquale Arena e della quale questi ne dispone “uti dominus”. Non ultima, la “presenza” di Pasquale Arena nelle trattative in corso inerenti alla vendita del parco eolico, per come emerge dalle conversazioni intercettate ed intercorse tra Carmine Megna e gli intermediari nella trattativa medesima verosimilmente individuati dallo stesso Arena Pasquale. Nel corso delle indagini emergeva che il clamore mediatico più volte suscitato dalle vicende relative alla realizzazione del parco convinceva Pasquale Arena a recidere quei sia pur minimi contatti diretti ed ufficiali della famiglia con l’iniziativa economica e le società interessate, inducendo i soggetti interposti a promuovere una serie di modifiche nelle strutture societarie finalizzate ad ulteriormente schermare l’interesse e la partecipazione della cosca nell’affare in argomento ed evitare di attirare, per il futuro, l’attenzione mediatica e/o investigativa. Ciò si è potuto realizzare mediante la creazione di ulteriori schermi societari in territorio estero dietro i quali mascherare, per il tramite di interposizioni fittizie e reali, l’effettiva partecipazione della famiglia Arena nell’affare e garantendo, in tal modo, gli interessi della famiglia medesima.
In particolare, tale obiettivo è stato conseguito attraverso:
- La cessione delle quote inizialmente detenute dall’originario prestanome della famiglia, Salvatore Nicoscia, nella “Vent1 Capo Rizzuto s.r.l.”, pari al 10% del cs, alla “Purena s.r.l.” e la successiva cessione della medesima quota, nel frattempo divenuta pari al 15%, da questa ultima società alla società di diritto tedesco “Tiger Energy Project Gmbh.” Le restanti quote sociali della “Vent 1 Capo Rizzuto s.r.l.” sono tuttora riconducibili ad una serie di società di diritto estero (Repubblica di San Marino e Germania) alcune delle quali formalmente riconducibili alle persone di Martin Frick e Gobbi Roberto, per il tramite del figlio Gobbi Maximiliano, ritenuti interposti per effetto di interposizione reale, nella titolarità del parco eolico facente capo alla società “Vent 1 Capo Rizzuto s.r.l.”;
- La cessione delle quote detenute dalla “Purena s.r.l.” nelle restanti società, alla “Beteilingungs-pool Fur Energieund Umwelt Ag”, società di diritto elvetico appositamente costituita onde schermare la presenza della famiglia Arena che, all’epoca dei fatti era rappresentata in detta società dai soci nicola Arena e Megna Carmine, nonché dai soggetti realmente interposti, direttamente o per il tramite della “Sipea s.r.l.” e della “Econex Finance Ag”, Frick Martin Josef e Gobbi Roberto per il tramite del figlio.
Tali modifiche societarie hanno consentito di recidere, sia pure fittiziamente, qualsiasi collegamento ufficiale tra la “Vent1 Capo Rizzuto srl” ed i soggetti “locali” Nicola Arena e Carmine Megna, i quali hanno continuato, comunque, a rappresentare i principali referenti nell’affare di Pasquale Arena e, per mezzo di lui, della famiglia Arena. Ad avvalorare la tesi investigativa secondo cui l’iniziativa imprenditoriale ideata e concretizzata da Pasquale Arena rientrava a pieno titolo nel novero degli interessi economico-patrimoniali della cosca Arena intervenivano le risultanze dell’attività tecnica posta in essere nel corso delle indagini preliminari. Grazie, infatti, a mirate intercettazioni di conversazioni è stato possibile accertare che il boss Arena Nicola, non appena uscito dal carcere dopo un lungo periodo di detenzione a regime di 41-bis (in parte coincidente con il periodo nel quale detti investimenti venivano ad esistenza), non solo “chiedeva conto” allo stesso Pasquale dell’iniziativa economica intrapresa durante la sua assenza (evidentemente per conoscerne nel dettaglio le dinamiche e le interessi economici sottesi) ma, addirittura, poneva in essere comportamenti tali da voler manifestare in modo palese l’intenzione di riappropriarsi del controllo della stessa, interessandosi per la vendita del parco in questione.
Tali circostanze, oltre ad evidenziare il grado di autonomia con cui Pasquale Arena ha gestito, quale “responsabile economico” della cosca, l’”affare dell’eolico” in assenza del capo storico, hanno dimostrato come lo stesso affare non costituisca il frutto di un’iniziativa economica libera e scevra da condizionamenti di natura “mafiosa”, bensì il risultato di un preciso disegno strategico rientrante nell’alveo degli interessi imprenditoriali della cosca ai quali rimane inscindibilmente avvinto e la cui rilevanza sotto il profilo patrimoniale e finanziario suscita la volontà del boss di riprendere in mano il controllo della situazione. Accanto all’investigazione proiettata alla dimostrazione della riconducibilità ultima del parco eolico alla cosca Arena, è stata esperita anche una mirata attività di indagine finalizzata ad accertare, da un lato, la legittimità dell’iter amministrativo che ha portato, in data 14/11/2007, al rilascio dell’autorizzazione unica legittimante la realizzazione della struttura, dall’altro, la sua conformità alla normativa urbanistico-edilizia. In tale contesto, sono emerse numerose violazioni sia nella procedura amministrativa finalizzata al rilascio dell’autorizzazione unica da parte del dipartimento delle attività produttive della regione calabria sia nell’osservanza dei vincoli paesaggistici, archeologici ed urbanistici esistenti sulla zona interessata.
Il provvedimento di sequestro ha interessato le seguenti società:
- Vent1 Capo Rizzuto srl, con sede legale in Crotone (KR), con relative quote societarie, attualmente cosi’ ripartite: 34% Tiger Energy Project Gmbh (Germania); 30% Seas srl (Repubblica di San Marino); 19% Nyhuis Beteilingungs Gmbh & co. Kg (Germania); 10% Pommer & Schwarz Erneuerbareenergien Gesellschaft m. (Germania); 7% Eden Alfred Josef (Germania); L’intero complesso aziendale (beni mobili, immobili e rapporti finanziari) costituito, in particolare, dal parco eolico denominato wind farm icr, composto nel complesso da n. 48 aerogeneratori e relative opere accessorie realizzato in territorio di Isola di Capo Rizzuto (KR) di proprietà della “Vent1 Capo Rizzuto srl”;
- Purena srl, con sede legale in Isola Capo Rizzuto (KR), con relative quote societarie, attualmente cosi’ ripartite: 60% Econex Finance Ag (Svizzera); 28% Arena Nicola cl. 64; 12% Megna Carmine; L’intero complesso aziendale (beni mobili, immobili e rapporti finanziari) della predetta “Purena srl”;
- Veda snc di Ventura Fabiola & C., con sede legale in Isola di Capo Rizzuto (KR), con relative quote societarie, attualmente cosi’ ripartite: 80% ventura fabiola valeria (20.01.1962); 20% maiolo giovanni (01.07.1967); L’intero complesso aziendale (beni mobili, immobili e rapporti finanziari) della predetta “Veda snc”.
Nel contempo, l’autorità giudiziaria di San Marino, con la quale è stata avviata un’intensa collaborazione investigativa, ha disposto il sequestro di un’ulteriore società (la Seas s.r.l.) ivi residente che, fin dalle fasi di avvio del progetto, è risultata coinvolta nelle operazioni legate alla realizzazione del parco.