La soppressione della Provincia di Crotone messa in atto dal Governo Monti sarebbe una iattura ed avrebbe, a cascata, sul territorio provinciale ripercussioni di eccezionale gravità. I partiti politici, tutti i partiti sappiano che occorre avere la consapevolezza di come tale provvedimento sarebbe la certificazione definitiva della “morte” economica, civile ed istituzionale di una comunità già colpita negli ultimi 20 anni dalla perdita di migliaia di posti di lavoro per effetto della chiusura delle fabbriche e delle attività indotte, dal ridimensionamento della ferrovia e del porto, dalla precarietà della rete stradale e dell’aeroporto, peraltro minacciato recentemente di declassamento, dalla riduzione della qualità e della quantità delle prestazioni sanitarie, dai fenomeni di inquinamento e di dissesto idrogeologico che hanno interessato ampie parti del territorio. Le cronache giornalistiche non solo locali ma anche di livello nazionale, ci descrivono ormai come una terra di fuga e di abbandono, di disoccupazione e di rassegnazione, ripiegata su se stessa ed incapace nel reagire. Una terra nella quale nulla sembra più scuotere le coscienze e ridare fiducia, dove il giovane vive in attesa del giorno in cui dovrà prendere il treno (da Lamezia) per andare a cercare fortuna al Nord o in altri posti del mondo. Assistiamo sempre più al disfacimento di interi nuclei familiari, ad una crescente lontananza dallo Stato e dalla politica. Si sopravvive con le pensioni dei genitori o addirittura dei nonni, sempre più insufficienti a sopportare i costi della crisi. Se da un lato la deriva sembra inarrestabile dall’altro il silenzio assordante avvolge questo dramma umano e sociale.
Dare una risposta ai cittadini di questa provincia non sembra essere nelle corde e nelle preoccupazioni degli organi dello Stato. Siamo solo un piccolissimo numero di bilancio, che può essere eliminato tanto non fa danni. La soppressione della Provincia non è solo la mortificazione di un’identità storica, del diritto all’autonomia amministrativa conquistata dopo lunghe lotte e appassionate iniziative; essa è contestualmente, la consegna definitiva del territorio alle forze della criminalità organizzata e l’eliminazione di servizi essenziali ai fini del mantenimento dei già miseri livelli occupazionali e della qualità della vita di un’intera popolazione, che ripiomberebbe nella necessità di doversi spostare di circa100 chilometriper seguire una qualsiasi pratica, soggiacendo alle note difficoltà di muoversi lungo strade pericolose e disagevoli. Eppure lo Stato, quando è necessario, non dimentica il crotonese. Non se ne dimentica quando da esso estrae una considerevole parte del fabbisogno nazionale di gas metano senza dare in cambio alcun beneficio. Non se ne dimentica quando vi allestisce uno dei più grandi centri di accoglienza per gli immigrati che qui vengono trasferiti ed accolti dopo aver raggiunto le coste italiane. Al contrario, si attende da anni l’avvio della bonifica dei siti inquinati, che potrebbe riaprire un importante filone occupazionale e di possibile sviluppo, e invece si assiste ad ogni sorta di ritardi, di pastoie burocratiche e legali, di proposte indecenti che mirano solo alla riduzione degli impegni di risanamento e dei relativi costi. Credo che sia giunto il momento di dire basta.
Credo che sia giunto il momento in cui ogni soggetto politico e ogni rappresentanza istituzionale, ad ogni livello, di fronte alla drastica decisione del Governo di non tener conto delle condizioni reali del territorio, debba reagire e di fronte ad una condanna a morte di una intera comunità debba far sentire la propria voce. Lo Stato, di fronte all’inaccettabile noncuranza verso le aspettative di migliaia di giovani, si assuma fino in fondo le sue responsabilità e dica ai cittadini della provincia di Crotone in maniera chiara quali sia la sua posizione in merito alla soppressione dell’ente intermedio e, come intenda rispondere alle legittime preoccupazioni per un futuro che assume contorni sempre più confusi, foschi ed angosciosi. Mi appello alla sensibilità politica, culturale ed etica dei miei concittadini e chiedo che in un momento così grave si trovi il coraggio, la comunanza di intenti, la forza della concordia, la determinazione univoca per tutelare non un privilegio, e lo ripeto con forza non un privilegio, ma una dignitosa e irrinunciabile dimensione sociale e amministrativa, che è la condizione minima per impedire la disgregazione definitiva di una realtà di antica e radicata identità in Calabria e nel Sud. Restando a disposizione per qualsiasi iniziativa, chiedo e attendo fiducioso un chiaro e rapido sostegno ad una irrinunciabile azione di difesa di un territorio che non merita di essere cancellato dalla storia del nostro Paese, e cancellato per di più da tecnici al potere con l’appoggio di gran parte dei partiti nazionali. Personalmente, nella consapevolezza che occorre dar vita ad un fronte comune d’avanguardia, non intendo “mollare” e “non mollo” in questa che reputo sia una giusta e sacrosanta causa a tutela del passato, a difesa del presente ed a sostegno del futuro. Del futuro dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.