Forzato portone ingresso torre aragonese del castello Carafa, da qualche giorno si vede l’antica porta in legno della seconda torre medievale del castello aperta, dove chiunque può entrare e farsi del male visto che sopra la volta c’è una scala in pietra che può crollare. Da anni ormai l’antico maniero è abbandonato, il comune ancora non è riuscito ad acquistarlo e nel frattempo oltre alle già pericolanti mura perimetrali è rimasto davvero poco. La pioggia ogni hanno rende la struttura ancora più debole, i tetti andrebbero almeno coperti per impedire infiltrazioni che rende pericoloso la stessa staticità del castello. Come è possibile che un castello già dichiarato monumento nazionale già negli anni 80 possa continuare ad essere un rudere nonostante le caratteristiche uniche nel suo genere che racchiude.
All’interno ci sono affreschi medievali, una piccola chiesetta, la stanza dello scirocco, tantissimi oggetti rinvenuti, un cortile che racchiude un rompicapo geometrico:una stella a otto punte ed una a nove concentrica, forse una rosa dei venti o una meridiana come hanno riferiti alcuni gnonomi interpellati dal mondo accademico. Ma nonostante questi contenuti preziosi rimane ancora oggi abbandonato a tal punto che chiunque possa forzare anche il portone in legno della torre ovest, forse una delle più belle, seconda sola alla quarta torre di origine normanna da cui si può osservare uno spettacolo mozzafiato avendo tutto il comprensorio sotto il suo sguardo. Tante cose si dicono di questa torre aragonesa chiamata dagli storici la “torre senza fondo”, per la sua profondità, formata in cima da una piccola cupola di ingresso con una stretta scala in pietra che arriva fino a metà della torre, poi i prigionieri proseguivano attraverso una scala mobile in legno o di corde, in modo che veniva poi tolta, impedendo così ai prigionieri di scappare. Chiamata anche la torre della morte, da dove vennero salvati quei pochi superstiti rimasti vivi nel lontano 2 agosto 1806 data in cui cadde a Cirò il feudalesimo, si racconta che una volta liberati i prigionieri questi a fatica riuscirono a trasportarsi fino alle vicine scale della chiesa madre, dove alcuni di loro là si spensero.