CROTONE – Dal decreto sulla Spending Review varato dal Governo Monti emergono pesanti conseguenze per scelte tecniche molto discutibili, sulle quali Sanità, giustizia e province sono punti fermi importanti e la loro riorganizzazione forzata comporterà effetti negativi pesanti anche su occupazione e servizi che, considerando gli indici dei territori locali, la Calabria non può sopportare. I tagli alla sanità non possono riguardare anche le regioni commissariate. La Spending Review della Sanità calabrese è già iniziata nel 2010 e tra non molto ci avvieremo alla fine. Chiedere alla Calabria una nuova consistente revisitazione della spesa vorrebbe dire dover affrontare un nuovo piano di rientro, dove l’unico effetto chiaro sarebbe la non possibilità di erogare servizi sanitari essenziali per i cittadini. Per le province occorre una scelta più coraggiosa con una riforma completa e non ambigua. Quella che si profila invece è solo un progetto burocratico, frutto di tecnicismo, improvvisato e deleterio; un ridimensionamento molto parziale che graverebbe su poche province, a discapito solo dei cittadini dei territori interessati. Il ragionamento non parte dalla salvaguardia ad ogni costo delle province: in discussione sono modalità e merito e la riduzione della spesa risulterebbe poca cosa, a fronte di un danno reale a carico di alcune comunità senza toccarne altre.
I territori hanno espresso ampia contrarietà e le forze politiche nazionali devono impedire che questo provvedimento possa passare con l’ok del governo. Se si deve procedere all’eliminazione delle Province lo si faccia in toto, oppure con serietà si passi ad un confronto serio con il mondo delle autonomie locali al fine di ridefinirne funzioni, compiti e poi confini. Anche sui tribunali, la scelta di individuare un bacino di utenza di 363.000 abitanti, con associato altri criteri, non tiene conto di un parametro che doveva essere prioritario su tutto: il tasso d’impatto della criminalità organizzata. Per non soccombere non resta che organizzarsi e costringere il Governo a rivedere una decisione che mortifica gli ambiti più deboli, che penalizza e soffoca le residue prospettive di sviluppo, vanificando gli sforzi di chi sta tentando di far risalire la china a questo territorio martoriato per tanti anni. L’unica soluzione oggi disponibile è una soluzione democratica e dipende esclusivamente dalle iniziative che tutti gli schieramenti politici che sostengono il governo sapranno assumere, con una presa di posizione netta e decisa durante l’iter parlamentare che partirà tra qualche giorno. Se i tagli sono realizzati per evitare misure depressive a tutti i cittadini, dovremmo chiederci chi sono questi cittadini privilegiati, visto che dalle nostre parti abbondano quelli pesantemente danneggiati.