CROTONE – “Ci risiamo! Dopo aver colpito i pensionati, i lavoratori, le piccole imprese artigiane, ora è, nuovamente, il turno delle Province (più piccole naturalmente). Il Decreto della spending review che il Governo presenterà a giorni prevede il taglio di 30/40 Province. L’ennesima prova di questo Governo che, in nome dell’equità, si mostra forte con i deboli e deboli con i forti. Invece di tagliare pensioni d’oro, stipendi dei manager, consulenze, enti inutili – luoghi di collocamento per amici -, il Governo ripropone il taglio delle Province più piccole e politicamente più “deboli” – vedi caso Crotone –. Qualcuno ci definirebbe difensori degli sprechi e delle spesa pubblica improduttiva – affermano in una nota Giovanni Ettore Sipoli, Membro Direzione Regionale GD e Oreste Sabatino, Vicesegretario GD Crotone – ma in realtà non è così. L’Ente Provincia, soprattutto nell’ultimo decennio, ha visto crescere significativamente le proprie competenze. Il progressivo affermarsi del principio di sussidiarietà ha, infatti, valorizzato quelle istituzioni più vicine al cittadino, non solo per l’erogazione diretta di servizi, ma anche per la definizione delle politiche strategiche finalizzate allo sviluppo del territorio locale, della sua comunità e del benessere collettivo. Ciò trova corrispondenza non solo nell’ampliamento dei compiti amministrativi di tipo gestionale, ma anche nell’attribuzione di importanti funzioni di programmazione e coordinamento che la Provincia svolge nei confronti dei Comuni del suo territorio. Con l’attuazione del regionalismo e soprattutto con le riforme che si sono susseguite dopo quella fase, le Province, hanno vissuto una nuova centralità che ha contribuito ad allargare di numero e di qualità le funzioni che esercitava. Si è assistito ad un mutamento sostanziale delle funzioni provinciali che ha condotto a considerare la Provincia non più come Ente di decentramento burocratico statale, nel cui ambito erano dislocati gli apparati amministrativi dello Stato centrale, ma come soggetto deputato al governo del territorio. Tuttavia, oggi viene nuovamente riproposta la soppressione delle Province secondo un rigido parametro demografico che rischia di penalizzare i territori più con un tessuto produttivo – economico più debole e dove, per la complessità del territorio, la presenza istituzionale dello Stato (per il tramite dei sui uffici periferici) si palesa quantomeno indispensabile.
Volendo schematizzare le ragioni che stanno alla base dell’abolizione delle Province si può dire che esse siano due. Da una parte, si sostiene che esse siano Enti dannosi per i costi necessari al mantenimento della struttura – proseguono Sipoli e Sabatino – dall’altro i costi indiretti provocati da una pluralità di passaggi burocratici. La questione della soppressione delle Province non può essere affrontata solamente in termini di costi. Se il problema è un problema di costi e di razionalizzazione delle funzioni, non occorre certamente un intervento del legislatore costituzionale che abolisca le Province, ma è necessario che una legge ordinaria faccia chiarezza sulla distribuzione dei compiti e sulla definizione dei ruoli, eliminando le sovrapposizioni che creano dannose inefficienze. Il problema non è tanto la soppressione quanto la valorizzazione della Provincia. Oggi va ribadito non solo il legame storico che lega il Capoluogo della Provincia con il territorio circostante, ma anche il fatto che, nel nuovo sistema istituzionale ed amministrativo previsto dalla Costituzione, la Provincia rappresenta l’istituzione territoriale indispensabile per gestire le funzioni di area vasta, spesso accentrate a livello regionale o talora nell’amministrazione periferica dello Stato. Attualmente alcuni fenomeni regolativi ed organizzativi richiedono interventi di governo di livello sovra comunale, come nel caso della gestione integrata dei rifiuti, della tutela ambientale e del paesaggio, delle infrastrutture viarie e dell’edilizia scolastica. Concludono Sipoli e Sabatino – In un territorio, come ad esempio quello del crotonese, caratterizzato da aree marginali e periferiche, c’è bisogno di un livello istituzionale come la Provincia la quale non può essere sostituita né dalla miriade di Comuni, piccoli o piccolissimi, né dalle Regione o accorpandola alla Provincia di Catanzaro, pena: il ritorno ad un nuovo e già vissuto centralismo”.