CROTONE – “Il reato ambientale purtroppo sul nostro territorio è frequente e ha delle conseguenze molto negative. L’aggressione all’ambiente, infatti, è una forma di regressione civica, quasi di devianza sociale, che comporta diminuzione di pregio territoriale, peggioramento della qualità della vita, impoverimento delle basi di sviluppo, caduta sulla scala della complessiva offerta turistica. C’è stato un ampio deficit culturale che ha avuto come conseguenza la mancanza di civismo, la sottovalutazione della ricchezza notevole che avevamo a disposizione per avviare una duratura fase di crescita, forte delle vocazioni territoriali e del patrimonio naturalistico, storico, paesaggistico presente nella provincia, la prevalenza di valori puramente speculativi e utilitaristici. Così niente è stato risparmiato: non il mare, non i fiumi e i laghi, non la montagna, non i beni monumentali e archeologici, tutti sottoposti, nel tempo, a piccole o grandi violazioni. A lungo l’attenzione dedicata alle problematiche ambientali è stata minima. C’è stato quasi il timore che parlare di diritti dell’ambiente potesse rappresentare un attentato ai livelli occupazionali e all’economia della provincia – continua nella nota Ubaldo Prati, vice presidente provinciale con delega all’ambiente. Invece proprio questa negligenza alla fine ha portato all’emergenza ambientale in gran parte del territorio, che è stato interessato da fenomeni di inquinamento e di dissesto idrogeologico.
L’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, generosamente impegnate, con encomiabile rigore, a individuare e colpire i responsabili delle offese al territorio, ha prodotto risultati importanti nella prevenzione e nella sanzione del reato ambientale. E’ mancato, però, in molti casi, il supporto delle amministrazioni comunali, che hanno avuto difficoltà ad agire con efficacia nelle indispensabili azioni di prevenzione e repressione di questo fenomeno degenerativo, intanto, perché la legislazione vigente, molto carente, non consente una adeguata difesa del territorio da abusi contro l’ambiente, se non promuovendo la costituzione di parchi naturali; poi, perché i nostri sono Comuni prevalentemente di piccole dimensioni, per cui mancano uomini e strutture per poter esercitare una pronta azione di controllo del territorio. Ci sono Comuni dove manca un vigile urbano o ce n’è uno solo, e in generale va registrata per tutti pure la difficoltà a operare in presenza di condizionamenti oggettivi che inibiscono l’assunzione di provvedimenti a tutela del bene pubblico.
Non dimentichiamo che il reato ambientale è spesso commesso dalle organizzazioni mafiose ed è davvero difficile pensare che una qualche azione di contrasto, a parte quella dello Stato, possa essere anche svolta da corpi esigui di polizie municipali, laddove esistono, o da piccole amministrazioni comunali, date le situazioni di intimidazione e di rischio in cui si è costretti ad agire. Proprio in questi giorni un gruppo di persone ha tentato di impedire l’effettuazione di lavori con ruspe su un torrente individuato quale fonte di un grave inquinamento che ha già determinato in passato divieti di balneazione e la chiusura di note strutture turistiche della zona. Con la costituzione del corpo di polizia provinciale, però, si apre una possibilità di intervento che è giusto mettere in risalto. In effetti, compito precipuo di questo organismo è proprio quello di contrastare il danno ambientale attuando una rigorosa e costante azione di controllo.
Ma per venire incontro alle esigenze dei Comuni, per attenuare l’esposizione degli agenti municipali a fattori di rischio e a pressioni intimidatorie, per fornire agili “strumenti di legalità” a piccole comunità locali diversamente non in grado di tutelarsi, si potrebbe pensare a una forma di collaborazione e di intreccio di attività tra polizie municipali, con il coordinamento della costituita polizia provinciale, che ha competenza su tutta la provincia nel perseguimento delle finalità statutarie. In questo modo, una vigilanza larga sul territorio, condotta unitariamente da una task-force appositamente allestita, con il mandato congiunto di più soggetti pubblici, darebbe garanzie di maggiore tutela e copertura agli agenti operanti, avrebbe la forza e la credibilità derivanti da un’intesa istituzionale che aprirebbe nuove possibilità nell’opera di salvaguardia dell’ambiente e nelle strategie di controllo del territorio e fornirebbe un utile sostegno all’attività dei corpi dello Stato, che resta, ovviamente, prioritaria e insostituibile e verso cui va il nostro più sentito apprezzamento. E’ una proposta che avanzo a nome dell’Amministrazione Provinciale e sulla quale lavoreremo nei prossimi giorni per arrivare alla firma di un protocollo d’intesa che avvii questa nuova forma di sinergia su una tematica delicata ma decisiva per il futuro della nostra provincia.”