Il tracciato della nuova statale 106 è illegale, perché, distruggendo il paesaggio ed il patrimonio archeologico, viola l’articolo 9 della Costituzione italiana (la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela e valorizza il patrimonio storico e artistico della nazione), e il Codice Urbani per la tutela dei beni culturali. È quanto ha dichiarato la paletnologa Sabrina Del Piano intervenendo al convegno moderato da Lenin Montesanto e organizzato dall’Amministrazione Comunale del Pese della Secca che, delle battaglie ambientali ha fatto una questione di metodo e di governo del territorio. Della strada – ha detto Ciminelli – abbiamo bisogno, ma non a discapito dell’identità territoriale. Più che enunciazioni di principio serve una concreta proposta alternativa con l’obiettivo di far realizzare il progetto nel miglior modo possibile. La sostenibilità di questo progetto è pari a 0. Per Luigi Sisci, Presidente della consulta ambiente comunale, il territorio ha già pagato. Con la prima SS 106, nel 1930, e poi con la SS106 bis. Siamo contrati ad un’ulteriore cicatrice sul nostro territorio perpetrata con metodi neocoloniali. – È stato Luigi Salvatore, consigliere comunale con delega all’ambiente, ha sottolineato l’importanza della moratoria sulle trivellazioni. – La più grande infrastruttura degli ultimi 30 anni – ha detto Antonio Laschera del comitato cittadino – integratasi e cresciuta con il territorio, resta l’Università della Calabria. Niente a che vedere con altre infrastrutture (vedi i casi simbolici di Taranto, Gioia Tauro e Crotone) che hanno provocato solo inquinamento, isolamento e abbandono dei territori. Delle cinque alternative progettuali possibili per la nuova 106 ce n’era una più sostenibile per i territori, ma più costosa. Questa soluzione – ha aggiunto – era stata promessa dalla ditta appaltatrice dei lavori ed era stata approvata dai comuni, ma alla fine il progetto è stato stravolto. Dobbiamo, quindi, continuare ad opporci.
Al convegno hanno preso parte anche il vicesindaco Gregorio Scigliano, l’assessore Domenico Falsetti, il Presidente del Consiglio Comunale Marco Mitidieri. Numerosi gli interventi, tra i quali quello di Rinaldo Chidichimo presidente del Comitato “Alto Jonio” che ha ribadito la necessità di ridiscutere del raddoppio del tracciato come alternativa al progetto definitivo. Il ricercatore di scienza delle costruzioni Leonardo Leonetti ha evidenziato le criticità dell’attuale progetto e le possibili soluzioni con l’obiettivo di realizzare un tracciato migliore. Una società civile appiattita sul presente – ha esordito il Prof. Giuseppe Roma, direttore della sezione archeologica, dipartimento studi umanistici dell’UNICAL – ha consentito che i territori venissero saccheggiati dai contemporanei come se fossero gli ultimi abitanti. La cementificazione della costa sul Tirreno negli anni 70, senza grandi proteste, è un altro triste esempio che si aggiunge ai precedenti. Oggi sul tirreno restano macerie ed un turismo povero. Fino agli anni 60 e 70 l’Italia era priva di infrastrutture moderne e cosiddette veloci, eppure il Belpaese era ai vertici per numero di turisti stranieri. Oggi nonostante l’Italia sia stata dotata di infrastrutture veloci e moderne ha stranamente perso questo primato a vantaggio di altri paesi. Non è, quindi, la velocità di raggiungimento delle destinazioni la condizione di successo turistico dei territori. L’unica possibilità di sviluppo era e rimane la tutela dei paesaggi. I costi veri – ha concluso – sono quelli che pagheranno un domani e per sempre i cittadini, non le ditte. Anche per il Rettore dell’Università della Calabria Gino Mirocle Crisci non è un problema di costo, ma di consapevolezza del proprio territorio e di visione del futuro. Non possiamo consegnare macerie alle prossime delle generazioni. Non c’è fretta – ha chiosato – meglio tenersi le strade vecchie se non vi sono alternative sostenibili e far conoscere la Calabria ai calabresi.