Proseguono, anche per questo inverno, le visite guidate domenicali alla riscoperta del centro storico di Crotone, organizzate dalle associazioni culturali Gettini di vitalba e Sette Soli. Per la prossima domenica 8 novembre si visiterà il Complesso monastico di Santa Chiara, “ la cui storia – scrivono gli organizzatori – si intreccia con quella della nostra città fin dal basso Medioevo. Dopo anni di chiusura al pubblico, questo importante luogo della memoria collettiva torna a spalancare le sue porte ai cittadini crotonesi” e non solo. In origine pare che il monastero sorgesse fuori città, verso il mare, dove già insistevano i conventi dei Carmelitani, dei Domenicani e dei Francescani Osservanti. Più avanti nel tempo un nuovo monastero, quello di oggi, detto delle Clarisse e poi di Santa Chiara si è voluto fondare tra le mura della città attorno al 1442, ma Felice Caivano lo vuole fondato nel 1481 dal vescovo Giovanni Ebo per volontà di Sisto IV.
Tale data è confermata anche da Gustavo Valente ma lo stimmatino Padre Silvano Controne vuole sia stato eretto verso la fine del ‘300, proprio perché in quegli anni si andavano diffondendo altre Case di Santa Chiara in Calabria. Successivamente con Bolla di Pio II del 1458 la casa delle Clarisse, ubicata dalle parti di Piazza Villaroja, ormai vuota senza più suore, venne occupata dai Domenicani per effetto del loro trasferimento da fuori le mura dove nelle vicinanze c’era un postribolo. Nel 1590 le Clarisse sono tornate nel loro convento per restarvi a lungo, con una assenza temporanea, 1638, dovuta al terremoto e rifugiando nel castello. Secondo taluni studiosi, le condizioni patrimoniali e logistiche sono state sempre ottime almeno fino al 1783, anno del disastroso terremoto e della sua soppressione con incameramento nella Cassa Sacra. Nel 1871 il complesso conventuale venne occupato dalle Suore di Sant’Anna per gestire un asilo infantile comunale e poi passare, nel 1900, alla proprietà comunale che vi istituì delle scuole tecniche. L’interno della chiesa è un prezioso scrigno d’arte: una tela della Madonna commissionata dalla famiglia Gallucci; una tela raffigurante la Vergine con gli angeli, 1752, opera del crotonese Vitaliano Alfì; una tela dell’Annunciazione con lo stemma degli Sculco e un dipinto con lo Sposalizio di Maria del pittore Domenico Basile ed altri dipinti e statue distribuite tra chiesa, sacrestia e refettorio. Prezioso, sempre nel refettorio, un crocifisso in avorio e nella chiesa il settecentesco organo restaurato di recente. All’esterno il frontespizio presenta connotati classico – rinascimentali. Accanto alla chiesa vi è un portoncino dal quale si accede al salone con la seicentesca veranda del pozzo e da qui agli ambienti della clausura.