Nel Cinquecento Luigi Lilio di Cirò escogitò un piano geniale che permise di riportare la data della Pasqua perfettamente in linea con l’equinozio di primavera e le fasi della luna. Il suo calendario è quello che adoperiamo immutato da 5 secoli. Lilio in questo compito fu aiutato dal fratello Antonio che entrò a far di una Commissione di esperti istituita da Papa Gregorio XIII (1575-1585). Durante i lavori della Commissione la proposta di Lilio fu riassunta in forma di Compendium ed inviata a governanti e università di tutta l’Europa affinché la approvassero o la modificassero. In Spagna la proposta di Lilio raggiunse le università di Salamanca e Alcalá de Henares. La risposta dei saggi di Salamanca, datata 1578, è ancora conservata in forma di manoscritto. A questo rapporto, che dà un giudizio molto positivo alla proposta contenuta nel Compendium, è allegato un altro testo elaborato dall’università di Salamanca nel 1515. Questo manoscritto fu inviato a Papa Leone X che, prima di Gregorio XIII, voleva riformare il calendario nell’ambito dei lavori del V Concilio Lateranense ma, pur avendo coinvolto autorevoli personaggi come Copernico, non si arrivò a nessuna conclusione. In un libro dal titolo Salamanca y la medida del tiempo apparso alla fine del 2012, Ana María Carabias Torres, Prof.ssa di Storia Moderna presso l’Università di Salamanca, afferma che nel 1515 esperti della sua università “inventarono un procedimento matematico che unisce i distinti cicli del sole e della luna in un calcolo convergente. Questo calcolo costituisce la base della riforma gregoriana del calendario. L’autrice del libro analizzando il manoscritto del 1515 coglie troppe analogie tra la proposta di Salamanca e la versione definitiva della riforma gregoriana. Queste evidenze l’hanno portata a richiedere una rivalutazione del ruolo svolto da Luigi Lilio che, lungi dall’essere l’ideatore del nostro calendario, avrebbe letteralmente copiato il progetto di riforma elaborato dagli esperti spagnoli. La prova cronologica che Ana María Carabias Torres adduce a sostegno della sua affermazione è questa: Antonio, fratello di Luigi Lilio, era membro della Commissione istituita da Papa Gregorio XIII. In questa veste egli prelevò dagli archivi Vaticani la relazione di Salamanca del 1515, la consegnò a Luigi che la copiò integralmente. Il manoscritto di Salamanca, infatti, scrive l’autrice, non è mai stato ritrovato nella Biblioteca Vaticana, ma fortunatamente una copia (il manoscritto n. 97) è custodita presso la Biblioteca General Histórica dell’Università di Salamanca.
Il libro della Carabias Torres, Salamanca y la medida del tiempo, che sta suscitando un acceso dibattito fra gli esperti, è stato appositamente scritto per i festeggiamenti dell’ottavo centenario dell’università di Salamanca che sarà ufficialmente celebrato nel 2018. C. Philipp E. Nothaft, ricercatore del Warburg Institute dell’Università di Londra, autorevole studioso di cronologia, storia dei calendari e storia dell’astronomia, ha pubblicato una critical review apparsa sulla rivista “The Institute for Research in Classical Philosophy and Science”, Princeton, Stati Uniti, che demolisce dalle fondamenta la tesi della Carabias Torres, citando a supporto della sua analisi anche il libro pubblicato dal Dirigente di Ricerca del CNR Francesco Vizza “Luigi Lilio Medico Astronomo e Matematico di Cirò”. Vizza rivela che dopo essere stato informato da Cataldo Antonio Amoruso, al quale non era sfuggita la pubblicazione del libro della Carabias Torres e le polemiche suscitate, ha contattato Philipp E. Nothaft condividendo pienamente la sua analisi in difesa della memoria e dell’opera di Luigi Lilio. Scrive Philipp Nothaft: uno dei principali problemi da affrontare per la riforma del Calendario era lo scivolamento dell’equinozio di primavera di circa 10 giorni verso l’inizio dell’anno. Le due possibilità per ovviare a questo problema erano: (1) lasciare la data dell’equinozio dove si trovava facendo degli aggiustamenti; (2) ripristinare la data dell’equinozio al 21 marzo eliminando in blocco o poco per volta un certo numero di giorni dal vecchio calendario giuliano. La relazione di Salamanca del 1515 raccomanda l’omissione di 11 giorni a decorrere dal 1519. Lilio propose invece di eliminare 10 giorni dal calendario giuliano. Com’è noto, la proposta di Lilio ha cercato di impedire un’ulteriore deriva dell’equinozio di primavera modificando la regola degli anni bisestili del calendario giuliano avendo come riferimento la lunghezza dell’anno tropico Alfonsino di 365giorni 5ore 49min 16sec = 365,2425463 giorni. Ciò implica l’errore di 1 giorno ogni 134 anni. Lilio decise di eliminare 3 giorni bisestili in 400 anni ovvero circa 1 giorno ogni 134 anni. La relazione del 1515 suggerisce, invece, l’omissione di un giorno bisestile ogni 152 anni. Inoltre, al fine di riallineare il calendario con il valore Alfonsino nel lungo periodo, essi proponevano un ulteriore salto di giorni bisestili dopo 1212 e 15804 anni. Nulla di tutto questo è contenuto nella proposta Liliana. E’ chiaro che esistono notevoli differenze tra il calendario solare di Lilio e quello implicito nel documento di Salamanca ed è ragionevole affermare che la proposta spagnola non può essere stata presa in considerazione da Lilio. È un dato di fatto -riferisce Vizza- che il più grande contributo di Luigi Lilio alla riforma non è stato la modifica degli anni bisestili, cosa già suggerita da molti a partire dal XIII secolo, ma l’invenzione del “ciclo delle epatte”, un rivoluzionario sistema numerico (non astronomico) che ha permesso di mantenere un calendario ciclico lunare in accordo con quello solare modificato nella cadenza degli anni bisestili. Carabias Torres nel suo libro sostiene che una tale ‘tabla de epactas’ era stata già stata proposta nel rapporto di Salamanca del 1515. L’elaborazione di questa tabella avrebbe impegnato per soli 15 giorni un “calcolatore medio del tempo”. Davvero Luigi Lilio, definito un “mediano calculador astrológico”, avrebbe solamente eseguito un calcolo dettato da una formula elaborata dall’università di Salamanca nel 1515? Dall’analisi dei contenuti del rapporto di Salamanca eseguito scrupolosamente da Northaft e Vizza, non emerge nel modo più assoluto un’ipotesi del genere.
Nel manoscritto del 1515 gli autori discutono in modo piuttosto confuso la possibilità di modificare il vecchio ciclo luni-solare Metonico di 19 anni, in favore di un calcolo mediante tabelle astronomiche. Ciò avrebbe permesso di mantenere la data della Luna Piena, da cui dipende la data della Pasqua, inalterata nel calendario giuliano e nella cadenza dell’anno bisestile. In realtà, il ciclo delle epatte di Lilio è solo un “artificio calendariale” e non uno strumento astronomico. In breve, un’abile stratagemma che avrebbe eliminato il tradizionale ciclo lunare di 19 anni, mantenendo i noviluni e i pleniluni in perfetto accordo con i fenomeni celesti. Bisogna sottolineare con forza -afferma Nothaft- che nulla di simile appare nel documento del 1515. Nell’ epatta liliana, ogni giorno dell’anno può divenire sede della Luna Nuova secondo una complicatissima e predeterminata sequenza di un ciclo che dura effettivamente 300 mila anni e non 19 anni come quello che avrebbero voluto modificare gli esperti di Salamanca. Perché, a dispetto di tutte le differenze sopra elencate, la Carabias Torres si ostina a vedere una similitudine tra la proposta di Salamanca e quella di Lilio? L’analisi della storia della riforma del calendario -afferma Vizza- prevede una conoscenza di base di concetti come l’anno tropico, il mese sinodico medio, una ragionevole conoscenza della storia dei calcoli della Pasqua e la conoscenza dei parametri astronomici utilizzati in quel dato momento storico. Concetti molto semplici, alcuni dei quali si apprendono agevolmente nel corso delle scuole superiori. Nonostante ciò la Prof.ssa Carabias Torres non sembra possedere quel background culturale necessario ad affrontare con autorevolezza un tema su cui ha scritto addirittura un libro. Questa considerazione -rincara Nothaft nella sua review- è rafforzata dal numero sconcertante di errori contenuti nel libro della Torres, alcuni di scarsa importanza, altri che fanno letteralmente “rizzare i capelli”, ogni qualvolta viene affrontato un problema astronomico di seppur modesta entità. Uno degli esempi più sorprendenti è quello di confondere la precessione degli equinozi con la durata incerta dell’anno tropico e dell’anno siderale. Numerosi altri esempi di maltrattamento di alcuni principi base dell’astronomia sono disarmanti. Per esempio, nel rapporto del 1515, gli esperti spagnoli citano correttamente la stima tolemaica di un anno solare tropico di 365,25 giorni meno 1/300 di giorno (= 365,2466 giorni). Carabias Torres interpreta questo dato scrivendo che “i membri del comitato spagnolo pensavano che Tolomeo si fosse sbagliato di 4,8 minuti, mentre oggi sappiamo che l’errore è 11 minuti e 12 secondi”. Ovviamente, l’errore in discussione è quello contenuto nel calendario giuliano (e lo sapevano benissimo gli esperti di Salamanca) e non può essere attribuito a Tolomeo come impropriamente sostiene la Carabia Torres. Anche dal punto di vista cronologico la ricostruzione della Torres – afferma Vizza- suscita sconcerto. Nel libro Salamanca y la medida del tiempo, l’autrice afferma che Antonio Lilio, membro della Commissione papale, prelevò il manoscritto di Salamanca del 1515 e lo consegnò al fratello Luigi che lo copiò. Bisogna precisare che la data di inizio dei lavori della Commissione non è nota con certezza. Cristoforo Clavio afferma nella sua Romani calendarij a Gregorio XIII P.M. restituti explicatio” Roma (1603), che i lavori della Commissione di cui faceva parte, durarono dieci anni. Se per una serie di riscontri storici il 1585 fu l’anno conclusivo dell’attività della Commissione, possiamo ragionevolmente affermare che essa fu istituita nel 1575 e non nel 1572. Luigi Lilio morì quasi sicuramente nel 1574. Secondo la ricostruzione della Carabias Torres, Antonio rubò nel 1575 il manoscritto spagnolo e lo consegnò al fratello Luigi che era già deceduto un anno prima. Sembra dunque molto difficile credere che persino da morto Luigi sia stato capace di copiare la riforma di Salamanca. Ho invitato la Prof.ssa Cabrias Torres -continua Vizza- a rimediare al suo debole e fuorviante tentativo di revisionismo storico ritirando il suo libro dalle celebrazioni dell’ottavo Centenario della sua Università. Ho anche suggerito alla prestigiosa università spagnola, al quale va perdonato un po’ di sano patriottismo locale, di aprire una seria e documentata discussione sul tema, da tenersi sulle riviste storico-scientifiche del settore. Un tale approccio rafforzerebbe la figura del matematico e astronomo di Cirò e, nello stesso tempo, metterebbe in luce la grandezza scientifica dell’università di Salamanca del XVI secolo. Cabrias Torres, consapevole della validità delle critiche espresse al suo libro, ha in parte ritrattato quanto affermato, sostenendo che Lilio non avrebbe totalmente copiato il rapporto di Salamanca ma limitatamente all’intercalazione dell’anno bisestile, potrebbe essersi ispirato agli studi precedenti di Ruggero Bacone, Pierre d’Ailly, John di Murs, Firmin di Belleval, Paul di Middelburg, dell’Università di Salamanca, Pedro Ciruelo e molti altri”. Lilio era uno scienziato -conclude Vizza- e come tale era perfettamente a conoscenza di quanto sostenuto dai suoi predecessori ma il merito di aver risolto un problema quale quello della misura del tempo appartiene solo al suo genio.
Professor Vizza, considerando il nostro dissenso, altri possono giudicare le nostre ragioni.
La ringrazio molto per l’attenzione
Ana María Carabias Torres
Gentilissima Professoressa Ana Maria Carabias Torres,
mi preme nuovamente sottolineare che la sua tesi è assolutamente inconsistente sia dal punto di vista storico che scientifico. Ho cercato di confutare le sue fantasticherie anche in spagnolo ma mi rendo conto che non serve perderci altro tempo prezioso sia da parte mia che da parte sua.
Lei mi chiede di dimostrare che Lilio fu l’inventore del metodo di calcolo utilizzato per la riforma del calendario, sostenendo che non potrò farlo. Le consiglio vivamente di leggere il Compendium Novae Rationis Restituendi Kalendarium del 1577, la Bolla Inter gravissimas del 1582, la Relazione Finale della Commissione Pontificia del 1580 e le centinaia di pubblicazioni sull’argomento ad opera di studiosi di Storia della Scienza, incluso il mio libro.
Sono sicuro che potrà farsi una chiara idea della storia della riforma. Non sono io a doverle dimostrare che fu Lilio l’ideatore del Calendario Gregoriano perché la Storia ha già provveduto a farlo.
Cordiali saluti
Gentilissimo Professor Vizza:
Siccome Lei non era d’accordo con la mia tesi, le chiesi di dimostrare che Lilio fu l’inventore del metodo di calcolo utilizzato per la riforma del calendario; cosa che, secondo me, Lei non potrà fare.
Ana María Carabias Torres
Lilio ebbe molti estimatori nonostante fosse originario di un piccolo centro di Calabria, così come ebbero un’alta considerazione gli eruditi calabresi portatori di un’antica tradizione culturale, al di là degli stereotipi sul popolo rude e selvaggio. Sul suo oblio hanno sicuramente inciso altri motivi, quali ad esempio le accese polemiche che seguirono alla riforma, il fatto che era probabilmente una personalità molto schiva e riservata, il fatto che nessuno si è preso cura di raccogliere i suoi scritti, compreso il fratello Antonio, che ebbe per un periodo l’esclusiva sui diritti di pubblicazione del nuovo calendario e poi un indennizzo per la rinuncia a questi diritti.
Ci sono alcuni autori che ne sminuiscono l’opera, attribuendo ad altri la paternità della riforma del calendario, come l’astronomo Leonardo Ximenes nel “Vecchio e nuovo gnomone fiorentino” (Firenze 1757), ripreso da Giuseppe Calandrelli, direttore del Collegio Romano, e da Demetrio Marzi, autore del libro sul “Quinto Concilio lateranense” (Firenze 1896). Questi attribuiscono la paternità del progetto liliano al frate domenicano Giovanni Maria Tolosani, che aveva proposto di eliminare dal calendario un giorno ogni 100 anni abolendo un bisestile per secolo. Soluzione che, anche se simile alla regola ‘secolare’ di Lilio, accorciava eccessivamente la durata dell’anno creando un problema opposto a quello che intendeva risolvere. Il Marzi, citato dalla professoressa Ana María Carabias Torres, sostiene che la correzione del calendario era stata già impostata, prima di Lilio, all’epoca del V Concilio lateranense e di Paolo di Middelburg. E’ noto invece che all’epoca del Middelburg non si raggiunse nessun risultato concreto. A questo periodo risalgono i contributi del citato Tolosani, dell’Università di Salamanca, già discusso da Francesco Vizza, di Pietro Pitati e altri. Il veronese Pitati, considerato dai suoi concittadini l’autore della riforma attribuita “a tale Luigi Giglio, figura sconosciuta e priva di qualsiasi credenziale” (Ettore Curi, 2008), stabilì per l’anno solare una riduzione di un giorno ogni 134 anni, pari a circa 3 giorni ogni 400 anni, proponendo di abolire 3 anni bisestili ogni 4 secoli. Una proposta analoga era stata già avanzata da Pierre d’Ailly al Concilio di Costanza e da Niccolò Cusano al successivo Concilio di Basilea. Inoltre il dato di 134 anni risaliva alle Tavole Alfonsine, fatte redigere da Alfonso X di Castiglia e León nel 1252 e utilizzate anche da Lilio. Sul punto non c’erano quindi sostanziali novità.
Il progetto di Lilio, invece, fu originale e innovativo poiché non si limitava a eliminare alcuni giorni dall’anno solare o dal ciclo lunare, come le proposte precedenti, ma stabiliva i principi e le regole con cui effettuare la correzione dell’anno solare, come accordarla con quella dell’anno lunare e con il computo delle fasi lunari. Lilio ottenne il sincronismo del calendario solare e lunare tramite un nuovo Ciclo delle epatte, che prevedeva l’introduzione nel computo del tempo delle equazioni lunisolari, ossia delle periodiche correzioni, in giorni interi, delle durate medie dell’anno solare e lunare. Inoltre il metodo prevedeva anche delle semplici applicazioni pratiche per l’utilizzo del nuovo calendario che non richiedevano complicati calcoli astronomici per il loro impiego.
Estimado profesor Vizza:
Gracias de nuevo por sus correcciones astronómicas. Tengo la impresión de que parte de este debate puede ser un malentendido derivado de una traducción defectuosa de mis palabras, porque yo digo en la p. 236 de mi libro:
“Es verdad que, analizando la tradición computista desde la Edad Media, cabe pensar que Lilio pudo no haber copiado específicamente el informe salmantino de 1515 -aunque a mí me parece seguro que lo conoció y que en parte copió-, sino que quizá recogió y expuso el contenido y las proposiciones de esta tradición que arranca de Roger Bacon y pasa por Pierre d’Ailly, John de Murs, Fermín de Belleval, Paul von Middelburg, la Universidad de Salamanca, Pedro Ciruelo y seguramente otros”.
Es bastante extraño que el informe salmantino de 1515 no estuviera en el Archivo Vaticano 63 años después. Pedro Chacón formaba parte también de la comisión vaticana y usted sabe que él tenía en gran estima la tradición científica de la Universidad de Salamanca. Podrá comprenderse, entonces, mi hipótesis (siempre ha sido planteada como una hipótesis, no como una tesis; lea bien mi libro, por favor) de que este informe de Salamanca, como otros informes, estuvieran entre las manos de los comisionados vaticanos para la reforma del calendario en los años 70 del siglo XVI.
Le ruego que tenga en cuenta la cronología: el texto de Salamanca es de 1515; fue redactado en respuesta a la solución computacional ofrecida por Middelbourg (véase Marzi, J. G. La questione della riforma del Calendario nel Quinto Concilio Lateranense, 1512-1517. Firenze: Tip. G. Carnesecchi e Figli, 1896) que proponía suprimir 14 días del calendario, tratando de volver a la situación astronómica del siglo VIII, fijar el equinoccio de primavera en su lugar natural, el 10 de marzo, y establecer un nuevo ciclo lunar de invención propia, para el caso de que no se considerara oportuno reformar el ciclo de Metón. En mi opinión, el informe de la Universidad de Salamanca de 1515 tomó otro camino para intentar resolver el problema; un camino mucho más próximo a la solución computacional de Lilio. En este sentido yo pienso que Lilio está siguiendo un procedimiento de cálculo que se parece mucho más al propuesto por la Universidad de Salamanca, que al defendido en en aquellos mismos momentos por Middelbourg.
Es una pena que yo no le haya conocido a usted hace varios años. En mi libro digo que estuve buscando durante años un físico o matemático que quisiera hacerse cargo de esa parte del estudio, y que no lo encontré. Afortunadamente ahora usted ha podido aportar la interpretación matemática adecuada al documento, cosa que le agradezco infinito. Me satisface el saber que, si yo no hubiera encontrado y publicado el documento, ni siquiera estaríamos debatiendo.
Cordiales saludos.
Ana María Carabias Torres
In italiano
Gentilissima Professoressa Ana María Carabias Torres,
mi sono permesso riportare, in fondo a questo testo, il suo precedente commento in italiano, affinché i lettori de “Il Cirotano” possano seguirci nella nostra discussione.
Innanzitutto La ringrazio per il gentile riconoscimento che ha voluto concedere alla mia corretta interpretazione matematica del documento di Salamanca del 1515. Mi permetta di ripetere che proprio da un’analisi di questo documento e della proposta di Luigi Lilio contenuta nel Compendium novae rationis restituendi kalendarium endari (sommario scritto dallo spagnolo teologo e matematico di Toledo Pedro Chacon) le posso dire con certezza che LE DUE PROPOSTE NON HANNO ASSOLUTAMENTE NIENTE IN COMUNE. Per questo motivo Luigi Lilio non può aver copiato nemmeno in parte la proposta di Salamanca del 1515, sempre ammesso che ne sia venuto in possesso, cosa di cui dubito fortemente per una questione puramente cronologica. A tal proposito anche il prof. Nothaft le consiglia di leggere il mio libro pubblicato nel 2010 insieme al prof. Egidio Mezzi: “Luigi Lilio Medico Matematico ed Astronomo Ideatore della riforma del Calendario Gregoriano, 2010, Laruffa Editore”.
Le profonde divergente tra le due proposte riguardano sia la correzione dell’anno civile rispetto all’anno tropico, sia la sincronizzazione dell’anno solare con i cicli lunari, condizione necessaria per l’esatta determinazione delle date della Pasqua.
La sua indagine storica ha il grande merito di aver messo in risalto il ruolo di Salamanca nella storia della scienza ma l’accostamento e l’importanza del documento a cui lei fa riferimento non può, a mio modesto parere, essere d’appoggio ad un tentativo di revisionismo storico della riforma del calendario gregoriano.
Un’ultima considerazione: Cristoforo Clavio non ha mai svolto il ruolo di presidente della Commissione Pontificia. I presidenti o i coordinatori furono prima il vescovo Tommaso Gigli e il cardinale Guglielmo Sirleto dal Novembre 1576.
Con grande stima
Francesco Vizza.
In spagnolo:
Estimada Profesora Ana María Carabias Torres
Me he tomado la libertad de incluir al final del texto sus comentarios en italiano con la finalidad de que los lectores de “Il Cirotano” puedan seguir nuestra discusión.
En primer lugar, le agradezco el atento reconocimiento que ha querido concederme por la correcta interpretación matemática y astronómica del documento de Salamanca del 1515. Me permito repetir que precisamente debido al análisis de este documento y de la propuesta de Luigi Lilio contenida en el Compendium novae rationis restituendi kalendarium ari (sinopsis escrita por el teológo y matemático español Pedro Chacón) puedo declarar con certeza que LAS DOS PROPUESTAS NON TIENEN ABSOLUTAMENTE NADA EN COMÚN. Por ello Liugi Lilio no puede haber copiado, ni siquiera en parte, la propuesta de Salamanca del 1515, suponiendo que haya estado en su poder, algo de lo que dudo con vehemencia por razones cronológicas. A este respecto el profesor Nothaft asimismo le recomienda la lectura de mi libro “Luigi Lilio Medico Matematico ed Astronomo Ideatore della Riforma del Calendario Gregoriano, 2010, Laruffa Editore” publicado en el 2010 junto con el Profesor Egidio Mezzi.
Las profundas divergencias entre las dos propuestas están relacionadas ya sea con la corrección del año civil con respecto al año tropical que con la sincronización del año solar con los ciclos lunares, condición necesaria para poder determinar con exactitud la fecha de la Pascua.
La investigación histórica que usted ha llevado a cabo tiene el gran mérito de haber puesto en evidencia el papel de Salamanca en la historia de la ciencia, sin embargo el enfoque y la importancia del documento al que usted hace referencia no puede, en mi humilde parecer, ser la base de un intento de revisión histórica de la reforma del calendario gregoriano.
Una última apreciación: Cristoforo Clavio nunca ha ejercido el cargo de presidente de la Comisión Pontificia. Los presidentes o coordinadores fueron en primer lugar Tommaso Gigli y a partir de noviembre1577 el cardinal Guglielmo Sirleto.
Un afectuoso saludo
Francesco Vizza
Precedente commento della professoressa Ana María Carabias Torres in Italiano:
Egregio professor Vizza:
la ringrazio di nuovo per le sue correzioni in materia astronomica. Ho l’impressione che parte di questa discussione possa essere un malinteso derivato da una imperfetta traduzione delle mie parole, poiché io dico a pagina 236 del mio libro: ‘Vero è che, analizzando la tradizione computistica sin dal Medio Evo, tocca credere che Lilio potrebbe non aver copiato specificamente la relazione salmantina del 1515 – sebbene a me appaia certo che la conoscesse e che in parte l’abbia copiata -, ma che forse raccolse ed espose il contenuto e le proposte di questa tradizione che risale a Ruggero Bacone e passa per Pietro d’Ailly, John de Murs, Fermín de Belleval, Paolo di Middelburg, l’Università di Salamanca, Pedro Ciruelo e sicuramente altri’.
E’ alquanto strano che la relazione salmantina del 1515 non si trovasse nell’Archivio Vaticano 63 anni più tardi. Pedro Chacón faceva parte anche della commissione vaticana e lei sa che egli aveva in grande stima la tradizione scientifica dell’Università di Salamanca. Si potrà comprendere, quindi, la mia ipotesi (sempre come una ipotesi è stata formulata, non come una tesi; legga bene il mio libro, per cortesia) che questa relazione di Salamanca, così come altre, fossero in mano degli incaricati vaticani della riforma del calendario negli anni ’70 del XVI secolo.
La prego di tenere conto della cronologia: il testo di Salamanca è del 1515; fu redatto in risposta alla soluzione computazionale offerta da Middelburg (si veda Marzi, J. G. La questione della riforma del Calendario nel Quinto Concilio Lateranense, 1512-1517. Firenze: Tip. G. Carnesecchi e Figli, 1896) che proponeva di sopprimere 14 giorni del calendario, cercando di tornare alla situazione astronomica dell’VIII secolo, fissare l’equinozio di primavera al suo posto naturale, il 10 di marzo, e stabilire un nuovo ciclo lunare di sua invenzione, nell’eventualità che non si considerasse opportuno riformare il ciclo di Metone. Nella mia opinione, la relazione dell’Università di Salamanca del 1515 prese un’altra strada per cercare di risolvere il problema; una strada molto più vicina alla soluzione computazionale di Lilio. In questo senso io credo che Lilio stia seguendo un procedimento di calcolo che somiglia molto di più a quello proposto dalla Università di Salamanca, che a quello difeso in quegli stessi momenti da Middelburg.
Mi spiace non averla conosciuta qualche anno fa. Nel mio libro dico che sono stata in cerca per anni di un fisico o matematico che volesse farsi carico di questa parte dello studio, e che non ne ho trovati. Fortunatamente ora lei ha potuto apportare l’interpretazione matematica adatta al documento, cosa della quale la ringrazio infinitamente. Mi soddisfa sapere che, se non avessi trovato e pubblicato il documento, non saremmo nemmeno qui a parlarne.
Cordiali sauti.
Ana María Carabias Torres.
I termini della disputa scientifica sono stati illustrati dai ‘contendenti’, che tali non sono, trattandosi di studiosi con differenti approdi e approcci. L’oggetto di questo ‘contendere’ non è facilmente isolabile e interpretabile: troppi punti oscuri e troppe lacune si oppongono all’accertamento completo dei fatti. Al di là delle tesi più o meno divergenti, tornerei a sottolineare quanto segnalai circa un anno fa, quell’elemento che mi sembra non trascurabile e relativo alle origini dei Lilio. Forse a troppo non è chiara la concezione negativa, l’accezione di cosa significasse essere calabresi: vedere Cervantes e coevi… La storia, anche quella della scienza, non è mai casuale, non del tutto.
C’è molta disinformazione e superficialità sulla vicenda della riforma gregoriana del calendario, da ciò derivano le molte polemiche che ne sono seguite, con gli studiosi che si sono vicendevolmente scambiati l’appellativo di ‘asino’, e che ancora, in qualche modo, permangono. Occorre riconoscere comunque che l’Università di Salamanca diede un grosso contributo alla risoluzione del problema della correzione del calendario. Un suo autorevole esponente, Pietro Chacón, era stato chiamato da Gregorio XIII a far parte della commissione di riforma, ma il suo trasferimento e l’abbandonando dell’Università di Salamanca era dovuto per protesta contro la persecuzione dei docenti di origine ebraica da parte dell’inquisizione spagnola. Conosceva bene lo studio del 1515, risalente al periodo del V Concilio Lateranense e di Paolo di Middelburg, l’eccentrico prelato olandese che fece delle proposte controcorrente, ma senza arrivare a nessuna conclusione. Il suo lavoro tuttavia fu utile perché gli atti furono per la prima volta pubblicati a stampa e messi a disposizione degli studiosi. Proprio Chacón mise da parte la relazione inviata dall’Università di Salamanca, in allegato alla lettera di Filippo II, in quanto, benché pregevole, era ormai datata e non più riproponibile, sposando in pieno la tesi di Lilio, che teneva conto degli studi fino allora fatti ma, nello stesso tempo, conteneva dei principi originali e innovativi che permisero di uscire dall’impasse e portare a conclusione la riforma su basi completamente nuove. Mi pare tuttavia che la professoressa Carabias Torres abbia riconosciuto i limiti della sua ricerca e non occorra continuare nelle polemiche.
Francesco fallì neri!
Caro Ciccio, mi è capitato solo ora di leggere le tue inconfutabili tesi liliane in difesa della riforma gregoriana del calendario giuliano-gregoriano del 1582. Tutti sanno che il Papa inviò”democraticamente” il Compedium a tutti i Sovrani e Principi cristiani perché lo facessero esaminare agli scienziati dei loro Paesie ne dessero relazione al Pontefice prima della promulgazione della celebre Bolla, tanto è vero che anche il “mio” Duca urbinate assegnòquella revisione al celebre matematico Guidobaldo del Monte. Non vedo quindi nessun sottile plagio “fur-besco” da parte di Antonio, celebrato perfino nel monumento funerario del Papa! Ciao, e Buon Anno 2016!
Gentilissimo Professore Vizza,
Per quanto possa capire la veemente difesa da Lei sostenuta verso il suo connazionale Lilio nella elaborazione del calendario gregoriano, la pregherei di giudicare il tutto con maggiore equanimità.
Io ho detto che l’Università di Salamanca – e cito testualmente- “inventò nel 1515 una procedura matematica che permetteva inserire in un computo convergente i diversi ritmi del Sole e della Luna; e che lo fece con così grande successo, che fu proprio questa procedura ad essere ratificata dagli esperti vaticani e dallo stesso pontefice come base della riforma gregoriana del calendario”. Nel progetto di Middelburg inviato dal Quinto Concilio Lateranense per la consulta di esperti nell’anno 1515 non compare questa procedura matematica, e per questo sostengo che fu proposta dall’Università di Salamanca nel 1515. Quindi, non deve confondere l’invenzione e il merito che suddetta invenzione ha con il fatto che, 63 anni dopo, Lilio usasse quello stesso metodo per offrire dei calcoli ancor più precisi; calcoli che dopo furono utilizzati dal Papa e dalla Comissione Vaticana nella riforma del calendario.
Questa affermazione in realtà non è mia (anche se concordo pienamente), ma dai professori di Salamanca del 1578 che, leggendo il Compendium novae rationis restituendi kalendarium di Lilio, si accorsero di questo fatto e così ne diederono conto al Papa nella lettera allegata alla relazione richiesta inviata nel 1578, nella quale sostenevano che il contenuto del Compendium novae rationis restituendi kalendarium de Lilio, “concideva meravigliosamente” con quanto da loro già difeso nel 1515.
Questo fatto non toglie il merito a Lilio di essere stato un grande calcolatore capace di adeguare finalmente la procedura matematica al ritmo astronomico. Ma visto che Lei non è d’accordo con la mia tesi, mi piacerebbe che dimostrasse che Lilio fu l’inventore di questa procedura. E mi piacerebbe anche che correggesse la frase a me attribuita e che, invece, non ho mai detto. Io non ho mai affermato quanto lei mi attribuisce:
“Secondo la ricostruzione della Carabia Torres, Antonio rubò nel 1575 il manoscritto spagnolo e lo consegnò al fratello Luigi che era già deceduto un anno prima. Sembra dunque molto difficile credere che persino da morto Luigi sia stato capace di copiare la riforma di Salamanca”.
Detto ciò, rimango molto grata per l’interesse dimostrato, da Lei e dal Professore Philipp Nothaft, nell’offrire importanti sfumature alla povera conoscenza matematica che io, come storica, possiedo. Fortunatamente col lavoro di tutti stiamo riuscendo ad approfondire la storia del calendario gregoriano.
Gentilissima Professoressa,
nell’articolo pubblicato da “Il Cirotano” nel gennaio 2015 io ho scritto: “Nel libro Salamanca y la medida del tiempo”, l’autrice afferma che Antonio Lilio, membro della Commissione papale, prelevò il manoscritto di Salamanca del 1515 e lo consegnò al fratello Luigi che lo copiò”.
Lei afferma di non aver mai detto una cosa del genere. Le rispondo ricordandole che nel suo libro è riportato che Antonio, fratello di luigi Lilio, era un membro della Commissione della Riforma del Calendario e come tale avrebbe avuto accesso al report del 1515 elaborato dagli esperti di Salamanca. Continua affermando che il report del 1515 non si trova nell’archivio Vaticano e questo può essere spiegato dal fatto che Luigi Lilio usò quel rapporto che può essere stato tenuto tra i suoi documenti fino alla sua morte, per poi sparire [218, 236].
Lei mi chiede inoltre: “…mi piacerebbe che dimostrasse che Lilio fu l’inventore di questa procedura”.
Le rispondo così:
1) Lilio decise di eliminare 3 giorni bisestili in 400 anni ovvero 1 giorno ogni 134 anni. La relazione del 1515 suggerisce l’omissione di un giorno bisestile ogni 152 anni.
La lunghezza dell’anno solare secondo gli esperti di Salamanca sarebbe stata di 365.243421 giorni. Al fine di riallineare il calendario con il valore Alfonsino nel lungo periodo, essi proponevano un ulteriore salto di giorni bisestili dopo 1212 e 15804 anni. Nulla di ciò è contenuto nella proposta Liliana.
E’ chiaro che esistono notevoli differenze tra il calendario di Lilio e quello implicito nel documento di Salamanca ed è ragionevole affermare che la proposta spagnola non può essere stata presa in considerazione da Lilio.
2) È un dato di fatto che il più grande contributo di Luigi Lilio alla riforma non è stato la modifica degli anni bisestili, ma l’invenzione del “ciclo delle epatte” che ha permesso di mantenere un calendario ciclico lunare in accordo con quello solare modificato nella cadenza degli anni bisestili. Lei sostiene che una ‘tabla de epactas’ era stata già stata proposta nel rapporto Salamanca del 1515. L’elaborazione di questa tabella avrebbe impegnato per soli 15 giorni un “calcolatore medio del tempo”.
Nel manoscritto del 1515 gli autori discutono confusamente la possibilità di abbandonare il vecchio ciclo luni-solare di 19 anni allora utilizzato dalla Chiesa, in favore di un calcolo mediante tabelle astronomiche. Ciò avrebbe permesso di mantenere la data della Luna Piena, da cui dipende la data della Pasqua, inalterata nel calendario giuliano e nella cadenza dell’anno bisestile.
In realtà, il ciclo delle epatte di Lilio è solo un artificio calendariale e non uno strumento astronomico. In breve, un abile stratagemma che avrebbe eliminato il tradizionale ciclo lunare di 19 anni, mantenendo i noviluni e i pleniluni in perfetto accordo con i fenomeni celesti.
Per correttezza di informazione, e affinché i lettori de Il Cirotano abbiano un quadro chiaro della polemica nata tra me e Lei, riporto integralmente una mail, che le inviai a fine 2014, e la sua gentilissima risposta.
La risposta che mi dette a suo tempo potrà chiarirle quanto oggi Lei stessa mi chiede.
Mail scritta da Francesco Vizza:
Dear Prof. Ana María Carabias Torres,
I have read with interest your book entitled “Salamanca y la medida del tiempo” and I must frankly say that it struck me as an attempt at historical revisionism both speculative and misleading.
The many chronological and technical- scientific inaccuracies, induced me to write to you in the hope that someone in your prestigious university who has experience in the field, will explain some basic concepts of the history of calendar reform related to astronomical problems.
It is obvious that a professor of modern history does not have knowledge of the principles of astronomy, but when dealing with issues such as the reform of the calendar these concepts should be clear. As a biographer of Luigi Lilio, I must tell you that in your book there are many errors:
1) The starting date of the Commission’s work is not known as are not known who were the original members. Christopher Clavius, reported in his “Romani calendarij a Gregorio XIII P.M. restituti explicatio” that the Commission’s work lasted ten years. In 1585 several members of the Commission reported to the pope that Sirleto, President of the Commission, had fallen ill. If 1585 was the final year of the Commission, because in that year both Sirleto and Gregory XIII died, we can say that it began its work in 1575. If we consider 1582 as the final year of the work, because in that ‘year the Bull Inter gravissimas was signed, the Commission was formed in 1572. If indeed the committee’s work began in 1575, Antonio then gave the Salamanca report to his brother Luigi, who unfortunately had died a year earlier. It seems highly unlikely that Aloysius Lilius copied the calendar reform from the proposal by the University of Salamanca a year after his own death.
2) Luigi Lilio proposed to eliminate either 3d/400y or 1d/134y. The Salamanca report (1515) proposes an omission of a bissextile day in every 152nd year. Is not correct to claim that the Gregorian omission of three bissextile days in 400 years isequivalent to cancellation of the bissextile intercalation every 1,000 years, proposed by Salmantinian report.
3) Lilio proposed to eliminate 10 days from the Julian calendar. The report of Salamanca suggests an omission of 11 days.
4) The “Lilian Epact” can not be compared to the modification of the Metonic cycle of 19 years proposed in Salamanca’s report . The method of Lilio is a mathematical method while that of Salamanca involves astronomical tables. The difference is remarkable. It is important to note that a cycle that effectively lasts 300,000 years cannot be equal to a cycle of 19 years even if modified.
5) You have confused the tropical year with the precession of the equinoxes, the Metonic Cycle with the cycle of epatte, the Joseph Scaliger famous period year and so on.
It is therefore quite clear that your hypothesis that Lilio copied the Salamanca report has absolutely no standing.
In light of the above, I indeed hope that you will correct your hypothesis.
Yours Sincerely
Francesco Vizza
Risposta di Ana María Carabias Torres
Dear Professor Francesco Vizza:
I am grateful for your honest review of the main hypothesis of my book, and I think you must be right. I’m not an astronomer; I am a humble historian, and I beg your pardon for the unforgivable astronomical mistakes that the text can contain. I hope he have too any positive knowledge.
At this time I am not in my usual house and I can not see the bibliography, but I remember that in the book of COYNE, HOSKIN and PEDERSEN [(1983) Gregorian Reform of the Calendar. Proceedings of the Vatican Conference to commemorate 400th Anniversary 1582-1982. Città del Vaticano: Pontificia Academia Scientiarum – Especola Vaticana] is clearly explained the composition of the Vatican Commission and I relied on that data.
Antonio Lilius was part of the commission. The urgency of the Pope to offer a solution to the problem makes plausible that Luigi Lilio could study several vatican reports before his death.
Remember that I said (Carabias, 2012,236):
It is true that, analyzing the computist tradition from the Middle Ages, it is conceivable that Lilio may not have copied specifically Salamantinian report of 1515, (though it seems to me certain that he knew and he copied it partly), but maybe he collected and outlined the content and the propositions of the tradition that starts from Roger Bacon and it passes by Pierre d’Ailly, John of Murs, Firmin of Belleval, Paul of Middelburg, the Universidad de Salamanca, Pedro Ciruelo and probably others.
However, perhaps it is also possible that my initial hypothesis should be reduced to one thing (as Professor Nothaft already said me): the intercalation scheme of the Julian calendar, modified so as to reflect the more accurate year-length. Specifically the report of 1515 proposed an omission of a bissextile 152nd day in every year [Carabias Torres, 2012, 300], demonstrating a refined and unusual astronomical calculation. In this sense, like I said, Salamanca provided an important contribution to the problem of the Gregorian reform of the calendar.
Thank you very much for your attention and you have a good 2015.
Best Regards
Ana María Carabias Torres
Mi sembra di capire che Lei abbia preso le distanze dal suo libro, quando dice che forse la sua iniziale ipotesi possa essere ridotta ad una sola e cioè all’intercalazione degli anni bisestili.
In merito a ciò, Le ripeto che le proposte contenute nel rapporto di Salamanca del 1515 e quella di Lilio non hanno niente in comune.
La ringrazio per l’attenzione perchè più si indaga sulla riforma del Calendario e più forte appare la grandezza di Luigi Lilio da Lei paragonato ad un “mediano calculador astrológico (192)”.
Cordialissimi saluti
Caro Cataldo,
ti ringrazio molto. Come tu ben sai, il merito di aver difeso la memoria e l’opera di Luigi Lilio va anche e soprattutto allo studioso C. Philipp E. Nothaft del The Warburg Institute of London University. La sua critical review ha avuto il merito, oltre al mio modesto contributo, di aver confutato punto per punto le ipotesi di plagio avanzate della Prof.ssa Ana Carabias Torres.
Ringrazio anche Giuseppe De Fine e la redazione del Il Cirotano per aver ospitato questo lungo articolo.
Francesco Vizza
Una ulteriore conferma, benché non ve ne fosse bisogno, del tuo rigore scientifico e della tua passione per la verità storica, oltre che ‘patria’, caro Francesco. Sono contento,nel mio piccolo, di averti dato lo spunto per rimettere a posto i termini del contendere. Hai fatto benissimo: ‘Unicuique suum’, ad ognuno il suo… e con ciò voglio sottolineare che non lo hai fatto per difendere le tue tesi personali, ma per ricollocare nelle loro esatte posizioni gli attori coinvolti in questa ormai plurisecolare diatriba, e queste ‘ricollocazioni’ derivano dai tuoi studi, non da passioni o capricci senza fondamento. E a dirla fino in fondo, come tu benissimo hai capito, e come invece molti altri fingono di non intendere, l’assioma di fondo è quello di sempre: calabresi quindi ladri, anche in fatto di scienze. Qui il discorso si allarga di molto, fino a risalire ai calabresi torturatori di Cristo sulla croce, convinzione – o meglio, fandonia – che soprattutto nella Spagna del secolo di cui si parla era molto diffusa – ad arte – tra gli strati più o meno popolari. Mi fermo qui, non senza ringraziarti ancora, magari anche a nome di quanto non lo faranno. Cataldo Antonio Amoruso, Piacenza.